Questa è stata la serata più lenta di questo Festival (per ora), fatta di ospiti inutili come Gassman e Giallini, e la coppia figlia/nipote di Delon e Belmondo.
Ma partiamo dall’inizio, dalla Nuove Proposte.
Ad esibirsi nella terza serata sono: Maldestro, Tommaso Pini, Valeria Farinacci e Lele.
MALDESTRO – Canzone per Federica, ecco il tipico caso in cui il brano registrato quasi ti piace, ma quando viene interpretato dal vivo non lo riconosci nemmeno. Sarà stata l’emozione però la voce non c’era proprio. 5
TOMMASO PINI – Cose che danno l’ansia, un pezzo originale per un ragazzo stravagante che mi ricorda Max Gazzé. Meritava di più. 7,5
VALERIA FARINACCI – Insieme, testo semplice (forse fin troppo) ma rispecchia la semplicità della ragazza. Bella voce e bella interpretazione. 7
LELE – Ora mai, lui è reduce da Amici e si presenta con un brano scritto da lui, orecchiabile e radiofonico. Sul palco ci sa stare, si sa muovere. 7,5
Passano il turno: Maldestro e Lele. Quella tra i giovani stasera sarà una finale tutta al maschile.
La terza serata inizia ufficialmente con un viaggio nel tempo, siamo tutti ritornati bambini con il piccolo coro dell’Antoniano e le canzoni dello Zecchino D’oro. Bravissimi! Forse anche di più di qualcuno dei cantanti in gara.
Proprio ora che sto scrivendo questo articolo ho capito qual è stato a mio parere lo sbaglio della serata. La scaletta e il posizionamento degli ospiti.
Un Mika a metà serata va benissimo ma una LP, ospite internazionale che sta riscuotendo un enorme successo, alle una di notte mi sembra un errore. Costretta a cantare 5 minuti e poi scappare via. Nonostante questo tutti e due sono stati bravi.
A conquistare l’Ariston però non sono state le pop star internazionali, ma l’Orquesta de Reciclados de Cateura, orchestra del Paraguay che suona con strumenti realizzati con materiali di scarto e oggetti da riciclare. Alla domanda di Maria De Filippi “serve un brevetto” il direttore ha risposto “non serve il brevetto ma fantasia e anima”.
Torna anche la satira con Crozza, questa volta nelle vesti di Papa Bergoglio.
“Ho mandato un video al Super Bowl, e allora perchè non mandarlo a Sanremo che di Ball se lo vedi tutto…”.
Queste le uniche risate della serata perché anche la coppia Luca e Paolo a parte qualche battuta iniziale ha giocato su un tema attuale, la paura.
Ma passiamo alle pagelle delle cover!
Premessa: non sono una critica musicale, quelle che leggerete sono tutte sensazioni e pareri personali e sarò ben felice se poi voi direte la vostra.
Questa volta darò un solo voto alla esibizione in generale, e per i più giovani darò anche qualche informazione in più sulle canzoni originali. Tutte informazioni che potete ritrovare anche su “Tv Sorrisi e Canzoni” nella parte dedicata al Festival.
CHIARA – Diamante
Diamante di Zucchero. Il brano, che fa parte dell’album “Oro, incenso e birra” del 1989, è forse uno dei più conosciuti e apprezzati del bluesman reggiano. Diamante, come ha rivelato lo stesso Zucchero, è dedicato a sua nonna. Nello stesso disco erano contenuti brani come «Overdose (d’amore)» e «Diavolo in me».
Il testo è stato scritto da Francesco De Gregori. Reinterpretato anche da Mia Martini.
Chiara ci propone una interpretazione intensa ed emotiva, ma lenta. Se non fosse stato per il violino e mandolino di Mauro Pagani che detta un po’ il tempo mi sarei addormentata. 5,5
ERMAL META – Amara terra mia
Amara terra mia di Modugno è contenuta nell’album “Con l’affetto della memoria” del ’71, il 19° per Modugno. Non firmata completamente da Modugno è una rielaborazione del brano tradizionale abruzzese del XIX secolo Addije, addije amore il cui testo è stato modificato in collaborazione con Enrica Bonaccorti, all’epoca giovane attrice e già coautrice della canzone “La lontananza” del 1970.
È una delle canzoni più note e struggenti di Modugno, con un testo commovente dedicato all’immigrazione.
«L’ho scelta non solo perché è una canzone meravigliosa» ha detto Ermal Meta «ma anche perché, secondo me, rappresenta alla perfezione lo spirito dell’Italia».
Sulla esibizione c’è poco da aggiungere. Emozione, sentimento, 3 o 4 toni di voce diversi e il falsetto rendono pienamente giustizia al capolavoro di Modugno. 9
LODOVICA COMELLO – Mille bolle blu
Il brano è uno dei due presentati da Mina al Festival di Sanremo 1961 e lo portò in gara affiancata da Jenny Luna. L’altro brano era «Io amo tu ami», in coppia con Nelly Fioramonti. Era il secondo anno di fila di Mina in gara al Festival, ma fu anche l’ultimo: l’insuccesso di «Le mille bolle blu» in classifica (arrivò solo quinta nell’edizione vinta da Betty Curtis e Luciano Tajoli con «Al di là») spinse Mina, secondo le cronache più diffuse, a non ripresentarsi mai più in gara a causa dello stress della competizione.Il testo di «Le mille bolle blu» è firmato da Vito Pallavicini, mentre la musica è di Carlo Alberto Rossi.
«Sul palco dell’Ariston porterò una versione riarrangiata e stravolta, come se fosse un brano di un’artista pop di oggi» ha dichiarato Lodovica.
Sulla dichiarazione niente da obiettare, l’arrangiamento pop c’è ma la voce? e soprattutto l’eleganza? Mina è classe, è leggerezza e tu Lodovica non ne hai avuta. 5
AL BANO – Pregherò
Nella serata delle cover di Sanremo 2017 Al Bano ha deciso di portare il brano «Pregherò». È una canzone pubblicata per la prima volta da Adriano Celentano nel 1962, in seguito alla vittoria del Cantagiro con «Stai lontana da me», e rimane al primo posto per più di un mese. È anche la prima volta nella sua carriera che Celentano interpreta un brano dai temi religiosi.
Com’è noto, però, non si tratta di un brano inedito, ma di una cover a sua volta: l’originale è l’immortale «Stand by me» di Ben E. King, pubblicata nel 1961, tornata in auge negli Anni 80 grazie al film omonimo. La versione italiana, resa famosa da Celentano, era firmata da Ricky Gianco e Don Backy.
Nell’esibizione si nota che ormai la voce del signor Carrisi ha preso il volo…
solo un piccolo accenno sul finale. Però dai, diciamo, ci ha messo il cuore. 6
FIORELLA MANNOIA – Sempre e per sempre
La canzone fa già parte del repertorio della cantante: nel 2010 l’ha inserita nel suo album dal vivo «Il tempo e l’armonia», accanto ad altre cover come «Clandestino» di Manu Chao e «Estate» dei Negramaro.
Il pezzo originale, invece, è stato pubblicato nel 2001 all’interno dell’album «Amore nel pomeriggio», vincitore della Targa Tenco. Qualche mese fa è uscita un’altra versione in duetto di questo brano, interpretata da De Gregori con Fausto Leali e contenuta nell’album di quest’ultimo, intitolato «Non solo Leali».
Ecco dove è finita tutta la classe e l’eleganza che alla Comello sono mancate, se l’è prese tutte la Mannoia per questa interpretazione, anche se gioca in casa! 8
ALESSIO BERNABEI – Un giorno credi
Un giorno credi brano musicale del 1973 di Edoardo Bennato, composto per la parte musicale dallo stesso Bennato e per il testo da Patrizio Trampetti, musicista e componente del gruppo Nuova Compagnia di Canto Popolare.
La canzone è stata pubblicata nel primo album “Non farti cadere le braccia” del 1973, e riproposta nel successivo “I buoni e i cattivi” del 1974. È considerato tra i brani più apprezzati del cantautore.
Nel 1996 Bennato ha inciso una nuova versione della canzone in chiave classica, accompagnato dal Solis String Quartet, includendola nell’album “Quartetto d’archi”. Il brano è stato poi remixato nel 2001 dal deejay Gigi D’Agostino, con la collaborazione dello stesso Bennato.
«L’ho scelta perché adoro la musica degli Anni 70» ha detto Bernabei.
La adora ok, e infatti è stata una bella scelta, ma l’intonazione lascia proprio a desiderare. 5,5
PAOLA TURCI – Un emozione da poco
Presentata al Festival di Sanremo nel 1978, la canzone di Anna Oxa divenne uno dei suoi più grandi successi, e il look della cantante fece epoca. Ma in classifica al Festival arrivò solo seconda, battuta da «…e dirsi ciao» dei Matia Bazar. Il brano porta le firme di Ivano Fossati, autore del testo, e di Guido Guglielminetti.
Lo scorso anno la canzone è tornata in auge grazie al film «Lo chiamavano Jeeg Robot», in cui l’attore Luca Marinelli ne interpreta una versione irresistibile.
«È un brano che mi folgorò alla sua uscita, lo so a memoria e non ho avuto dubbi quando ho dovuto sceglierne uno» ha spiegato la Turci. «Io l’ho riarrangiata e l’ho resa ancora più “tosta”».
Direi TOSTISSIMA! Finalmente una cover che risveglia l’Ariston con la sua energia. 8,5
GIGI D’ALESSIO – L’immensità
Compie 50 anni la canzone scelta da Gigi D’Alessio per la serata delle cover. Si tratta di «L’immensità».
Il brano di Don Backy venne presentato al Festival di Sanremo 1967, dove il cantante toscano si esibiva abbinato a Johnny Dorelli. Oltre a Don Backy il brano porta la firma di Mogol e di Detto Mariano. Al Festival del 1967 il brano, oggi considerato un classico intramontabile, arrivò in nona posizione, a vincere fu «Non pensare a me» cantata da Claudio Villa e da Iva Zanicchi.
Tra le tantissime versioni di questo pezzo si segnalano quelle incise da Mina e, più di recente, da Gianna Nannini.
Scelta azzardata, forse troppo e infatti niente da fare, la voce manca. La voce non si può creare dal nulla, e Gigi non ne ha abbastanza per questo pezzo. 5,5
FRANCESCO GABBANI – Susanna
La canzone di Adriano Celentano è stata pubblicata nel 1984 all’interno dell’album «I miei americani», un disco di cover. Anche «Susanna», infatti, è una cover: l’originale «Suzanne» è della band olandese VOF de Kunst, uscita nel 1983.
Gabbani sceglie il Molleggiato per farci divertire come solo lui sa fare.
Questo comporta alcune critiche del tipo “Può solo far divertire, mai una canzone seria”. A loro rispondo così: Ogni canzone anche se divertente, trasmette qualcosa e quindi è seria (eccezione fatta per quelle di Rovazzi). Se volete un Gabbani serio ascoltatevi “Foglie al gelo”. A parte questo… è stato bravo. 7
MARCO MASINI – Signor tenente
La canzone, contenuta nell’album «Come un cartone animato», fu presentata in gara al Festival di Sanremo nel 1994. Arrivò seconda (dopo «Passerà» di Aleandro Baldi) e vinse il Premio della Critica.
Il brano è ispirato alle stragi di Capaci e via D’Amelio e in particolare agli agenti che persero la vita insieme con Falcone e Borsellino.
Masini ce la ripropone in modo più veloce, elimina la drammaticità tipica di Faletti ma conquista ugualmente. 8
MICHELE ZARRILLO – Se tu non torni
«Se tu non torni» è il brano scelto da Michele Zarrillo per la serata delle cover di Sanremo 2017. Firmata da Lanfranco Ferrario e Massimo Grilli (ma anche dallo stesso Bosé per il testo) la canzone è stata pubblicata nel 1994 e fa parte dell’album «Sotto il segno di Caino», vincitore del Festivalbar nel 1994.
«L’ho scelta perché mi ricorda il mio periodo artistico più felice» ha spiegato Zarrillo.
Del pezzo esiste anche una versione in spagnolo, «Si tú no vuelves», che nel 2007 Bosé ha inciso in duetto con Shakira.
Devo dire che è stato bravo, ma non eccezionale, la versione spagnola continua ancora a ronzarmi per la testa. 6,5
ELODIE – Quando finisce un amore
Brano del 74 contenuto nei seguenti album: 1974 “Anima”, 1986 “Quando ci si vuole bene”, 1991 “Ancora insieme”, 1997 “Margherita e le altre” (Cd 1), 2006 “Tutti i miei sogni”.
Si tratta di uno dei brani più amati di Riccardo Cocciante, pubblicato per la prima volta nel 1974 all’interno dell’album «Anima», lo stesso che trasformò il cantautore in una star grazie al successo di «Bella senz’anima». Il disco conteneva anche una canzone sanremese, «Qui», che Rossella aveva portato in gara quell’anno senza troppo successo.
Tra le versioni più celebri di questa canzone c’è quella interpretata da Mia Martini nel 1975.
«Spero di portare sul palco dell’Ariston quella stessa grinta» ha detto Elodie. E la grinta l’ha portata, mi ha convinto molto più nella cover che nel brano in gara. 7
SAMUEL – Ho difeso il mio amore
Risale al 1968 la canzone scelta da Samuel per la serata delle cover e si intitola «Ho difeso il mio amore». Si tratta di un brano pubblicato dai Nomadi sullo stesso 45 giri in cui, sul lato B, si trovava la canzone «In morte di S. F.» scritta da Francesco Guccini (e divenuta poi «Canzone per un’amica»).
Non è un brano inedito, ma una cover in lingua italiana di «Nights in white satin», successo della band inglese The Moody Blues, uscito nel 1967.
Prima dei Nomadi questa versione italiana era già stata incisa dai Profeti. Sempre nel 1968 anche Dalida portò al Cantagiro un’altra versione italiana, ma con il titolo «Un po’ d’amore».
Samuel ce la ripropone in chiave Subsonica, e come dargli torto. L’ha fatta sua, si è cucito il brano addosso come un abito di sartoria. Complimenti! 7,5
SERGIO SYLVESTE – La pelle nera
Sergio Sylvestre ha scelto il brano «La pelle nera». «La mia è una scelta all’insegna dell’ironia» ha dichiarato Sergio.
La canzone, che nel testo cita i nomi di Wilson Pickett e James Brown, fu pubblicata da Nino Ferrer nel 1967, sul Lato B del 45 giri c’era il brano «Se mi vuoi sempre bene». Tra le versioni di questo brano si ricordano quelle degli Statuto e di Mina, ma il pezzo ebbe una «seconda vita» negli Anni 90 grazie alla trasmissione «Non è la Rai».
Scelta sicuramente divertente e ironica. Sul palco è accompagnato dalla band vincitrice dell’ultima edizione di X Factor, i Soul System. Veramente bravi nonostante qualche problema tecnico che ha fatto sbagliare alcuni tempi a Sergio. Finalmente si balla! 7
FABRIZIO MORO – La leva calcistica della classe ’68
Il brano, che racconta il provino di un ragazzino di 12 anni in una squadra di calcio, è stato scritto nel 1980 ed è contenuto nell’album «Titanic», uscito nel 1982.
Esiste anche una versione di questa canzone interpretata da Massimo Ranieri e incisa nel disco «Sogno e son desto».
Fabrizio Moro fa una scelta di cuore e dedica la canzone al figlio del quale poi viene proiettata la foto al termine dell’esibizione. Bravo sì ma passatemi il termine un po’ “paraculo”. 6,5
MICHELE BRAVI – La stagione dell’amore
Il brano scelto da Michele Bravi è «La stagione dell’amore».
La canzone è una delle più amate del repertorio di Franco Battiato. Pubblicata nel 1983, era la traccia d’apertura dell’album «Orizzonti perduti», che segnava un’ulteriore svolta elettronica nelle sonorità di Battiato.
«Per me è un grande onore rendere omaggio a un grande artista come Battiato» ha detto Bravi.
Ed è stato bravo nonostante questa scelta azzardata. Michele è la sorpresa di questo Festival. 7
Si arriva così a fine serata, il premio delle cover viene vinto meritatamente da Ermal Meta con “Amara terra mia”, secondo posto per Paola Turci con “Un’emozione da poco” e terzo Masini con “Minchia signor tenete”.
Io sono pienamente d’accordo, come si intuisce anche dai voti.
I 6 big eliminati nelle prime due puntante invece si sfidano tra loro con i brani in gara. Ron e Clementino confermano la loro precedente esibizione, mentre Bianca Atzei e Giusy Ferreri riescono addirittura a far meglio e a convincere il pubblico.
Niente da fare invece per i duetti, vengono eliminate la coppia Nesli-Alice Paba e la coppia Raige-Giulia Luzi. In radio li sentiremo ma al Festival non ci siamo persi niente.
Voi avete visto la serata delle cover? Cosa ne pensate?
A domani!
El.
Serata lenta come il mal di pancia, l’ho seguita a tratti mentre facevo altro. Non ho capito la presenza dei discendeti di ex famosi, forse glieli hanno dati come buona pesa su altri ospiti. Incomprensibile anche la presenza di LP in chiusura, uno spreco. Le cover non mi sono piaciute, troppo scialbe e senza mordente per i miei gusti, (opinione personale eh). Sarà che nessuno di questi big mi attizza, nessuno di loro mi emoziona perciò mi è difficile apprezzarli come meritano.
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Perfettamente d’accordo sui discendenti e su LP!
Per quanto riguarda le cover penso che come hai detto tu sia una questione di gusti, alcune mi sono piaciute altre mi hanno fatto veramente tristezza.
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In ogni caso stai facendo un bel lavoro, è sempre interessante lo scambio di opinioni sulle nostre passioni (scusa la rima baciata). 😉
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Ti ringrazio! È proprio questo lo scopo del nostro blog. Creare un luogo di interazione tra appassionati di musica e libri. 😀
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