
Non è affatto facile fare la recensione di un romanzo di Simenon. Lo scrittore fonda la sua narrativa su un mondo complesso, in cui sentimenti e stati d’animo occupano un posto preminente, e niente è più difficile da raccontare dei sentimenti.
Simenon è un vero e proprio maestro dell’analisi psicologica, e lo dimostra anche in questo libro, pubblicato, pensate un po’, nel 1938, ma ancora attualissimo.
Nel romanzo il babbo di Maigret racconta di persone comuni con passioni e desideri, ma anche delusioni, dolori e repressioni. In questo caso particolare il protagonista è un impiegato di una ditta di forniture navali e il suo nome è Kees Popinga. A causa di una situazione familiare non proprio rosea (anche se detesta ammetterlo), Popinga dedica tutto se stesso al lavoro, con impegno, dedizione e fatica.
Quando però scopre che il padrone dell’azienda, Julius De Coster, dichiarerà presto fallimento per bancarotta fraudolenta, tutto il suo mondo crolla rovinosamente.
Si sente tradito, capisce che gli anni passati a fedele servizio non sono serviti a nulla, e che è stato solamente sfruttato. É un uomo finito, rovinato, ma in fondo anche libero. Libero da una famiglia che lo disprezza, perché non ha mai fatto carriera, e che lo intrappola in una noiosa routine; libero dal dover ostentare sempre sicurezza; libero dalla dimensione piccolo-borghese in cui è sempre vissuto, fatta di pregiudizi e menzogne.
Decide quindi di fuggire dove nessuno lo conosce, lasciando moglie e figli, per cominciare una nuova vita e riscoprire il vero se stesso.
Andrà ad Amsterdam sulle tracce dell’amante del padrone, per riuscire a conquistarla e a vendicarsi del torto subito, ma le sue indagini avranno tragiche conseguenze e lo porteranno in fuga verso altri luoghi. A Parigi verrà in contatto con i bassifondi malfamati e le prostitute. Sì, proprio lui, il misero impiegato, che non aveva mai fatto un torto a nessuno in tutta la sua vita!
Popinga sembra non conoscere più freni o inibizioni e la sua decadenza continua inarrestabile. Il lettore la segue, attraverso i pensieri e le riflessioni del protagonista, trattenendo il fiato ad ogni nuovo colpo di scena e si chiede: fino a che punto un uomo, che ha condotto una vita tranquilla ed esemplare, può d’un tratto buttare tutto all’aria, stanco della sua quotidiana recita, fatta di pose e di finzioni? Quanto è sottile il confine che separa il bene dal male?
Così la vicenda di Popinga parla al nostro cuore e alle nostre vite, oltrepassando i confini del tempo.
Le azioni di Popinga sembrano folli agli occhi esterni, ma per il nostro uomo è folle chi continua a vivere una vita che non sente sua. Per questo, nonostante tutto, ci scopriamo a guardare con occhio benevolo la sua fuga, che è in fondo ricerca di libertà.
Ma in tutto questo cosa c’entrano i treni? Lo scoprirete solo leggendo il libro! Appuntamento a martedì prossimo!
Cat.
Titolo: L’uomo che guardava passare i treni
Autore: Georges Simenon
Edizione: Adelphi
LINK AMAZON: L’uomo che guardava passare i treni
Non conoscevo questo scrittore. Credo proprio che lo leggerò!
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Siamo contente di aver stuzzicato la tua curiosità! Facci sapere cosa ne pensi! 😊
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Certo! 🙂
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