Correva l’anno 1973 …
E nell’aria suonavano le note del brano “Il nostro caro angelo” di Lucio Battisti.
In questo nostro girovagare temporale ritorniamo indietro nel tempo agli anni 70 e più precisamente al 1973 anno durante il quale esce l’album sopra citato del grande Lucio Battisti
Battisti, che nasce a Poggio Bustone il 5 marzo 1943 e scompare a Milano il 9 settembre del 1998, è stato uno dei più innovativi ed influenti cantautori italiani. Le sue canzoni sono state cantate da tutte le generazioni che hanno attraversato il periodo che va dalla fine degli anni sessanta ad oggi e sicuramente è stato uno dei cantautori simbolo della mia generazione.
Quando si parla di lui non si può fare a meno di pensare ad altri due personaggi, Mogol e Pasquale Panella che hanno contraddistinto due periodi molto diversi della sua produzione discografica.
Lucio iniziò giovanissimo a strimpellare la chitarra regalatagli dalla sua famiglia in occasione di una promozione legata alle scuole medie e, nel 1962, una volta diplomatosi perito elettrotecnico decise di provare a guadagnarsi da vivere con la musica. Gli inizi furono duri fino a quando non incontrò il gruppo de “I Campioni” che gli offrirono il ruolo di chitarrista e che lo indussero a trasferirsi a Milano dove avrebbe trascorso tutto il resto della sua vita.
Nel 1965, grazie ad un noto discografico e ad una editrice musicale della Ricordi, Lucio incontrò per la prima volta Giulio Rapetti, in arte Mogol che pur non essendo rimasto molto impressionato dalle sue canzoni decise di collaborare con lui. Fu proprio Mogol che, andando addirittura contro il volere della casa discografica, lo convinse ad interpretare le proprie canzoni.
Dopo questa prima fase, nel 1966, iniziò la brillante carriera di Lucio Battisti. Agli inizi le sue canzoni, oltre che da lui, furono interpretate anche da Sergio Endrigo, dai Dik Dik, dai Ribelli e dall’Equipe 84. Nel 1969 partecipò al suo unico Festival di Sanremo con il brano “Un’avventura” che si piazzò al nono posto e, finalmente, il giorno prima del suo compleanno, il 4 marzo, pubblicò il suo primo album dal titolo “Lucio Battisti”.
Da quel 4 marzo 1969 a febbraio del 1980 Battisti e Mogol saranno gli autori di tanti album di grande successo fra i quali Emozioni, Amore e non amore, Umanamente uomo: il sogno, Il mio canto libero, Il nostro caro angelo, Anima latina, Lucio Battisti la batteria il contrabbasso eccetera, Io tu noi tutti, Una donna per amico ed infine Una giornata uggiosa.
Personalmente questo è proprio il periodo artistico che preferisco ed al quale sono più legato, le canzoni sono tutte molto belle, quasi tutte hanno avuto un grande successo ed ancora oggi sono cantate a memoria da tante persone compresi tanti giovani che amano suonare la chitarra.
Nel settembre del 1973 uscì l’album “Il nostro caro angelo”, accompagnato dall’uscita dell’omonimo singolo, ed in quell’anno, come vendite, fu secondo soltanto a “Il mio canto libero” altro bellissimo album di Lucio.
Fra i miei ricordi di quell’annata, oramai molto lontana, ci sono anche quelli del periodo natalizio, passato a lavorare per mettere insieme la cifra che mi sarebbe servita per l’acquisto del mio primo registratore stereo, e quello della grande soddisfazione dovuta all’avere raggiunto, grazie ad un contributo di mio padre, l’obiettivo. Ovviamente, visto la vicinanza delle date, fu proprio “Il nostro caro angelo” uno dei primi album che registrai e che riuscii a sentire per la prima volta in cassetta con una qualità abbastanza vicina a quella del vinile.
Per noi giovani dell’epoca l’Italia era quella già descritta, in modo dettagliato, nell’articolo di correva l’anno del 1972 con l’aggiunta dell’emergenza terrorismo eversivo e di alcuni accadimenti esteri di notevole importanza.
Da una parte le Brigate rosse picchiavano personaggi della destra organizzata, rapivano (per fortuna poi rilasciandoli) dirigenti di Alfa Romeo e di Fiat, dall’altra veniva scoperto un complotto neofascista organizzato dalla Rosa dei Venti, un’organizzazione di militari e civili che coordinava gruppi eversivi di destra responsabili di atti terroristici.
Contemporaneamente in America scoppiava lo scandalo Watergate, dove il presidente Nixon controllava i suoi collaboratori attraverso l’uso di microfoni e registratori, in Grecia il capo di stato Papadopulos diventava Presidente della Repubblica, grazie ad un referendum poco chiaro, in Cile il generale Augusto Pinochet prendeva il potere grazie ad un colpo di stato, durante il quale moriva il Presidente Salvator Allende, ed all’aeroporto di Fiumicino un gruppo di terroristi Palestinesi prendeva d’assalto un Boeing della PANAM provocando la morte di 32 persone.
In Italia, oltre al terrorismo, ricordo anche la morte di uno studente all’Università Bocconi di Milano in uno scontro con la Polizia, ed il rapimento a Roma, di Paul Getty jr, nipote del miliardario americano. Questo episodio si guadagnò gli onori della cronaca perchè al ragazzo fu tagliato un orecchio ed inviato ad un quotidiano romano.
Per fortuna il giovane fu rilasciato qualche mese dopo.
Sempre in questo periodo ricordo che vennero a mancare tre grandi artisti, il pittore Pablo Picasso lo scrittore e poeta Carlo Emilio Gadda e l’attrice Anna Magnani.
Nonostante tutti questi problemi eravamo ancora nella scia del ‘68 ed il panorama musicale era in grande fermento, oltre a Battisti uscivano altri dischi molto importanti come: “Il giorno aveva cinque teste” di Lucio Dalla, “Alice non lo sa”di Francesco De Gregori, “Arbeit macht frei” degli Area del compianto Demetrio Stratos e “La grande casa” della Formula 3, un gruppo molto legato al nostro personaggio.
Nel brano che ho scelto, il duo Mogol Battisti si cimenta in un argomento che non è l’amore, argomento molto spesso trattato nelle loro canzoni, ma si lancia in una critica alla Chiesa. Il testo, che è molto ermetico, viene spiegato direttamente dal paroliere nel corso di un’intervista di alcuni anni fa:
<< Il nostro caro angelo è un discorso contro la Chiesa! L’hai sentita? Il nostro caro angelo è l’ideale. Effettivamente è un testo un po’ difficile, però è autentico. Guarda che è semplicissimo, te lo posso spiegare in tre parole: voglio dire che l’ideale dell’uomo è distrutto man mano che si vive, perché è chiaro che chi vive con le ali viene ferito. Allora si mettono i remi in barca e si comincia a fare il discorso del compromesso; qui c’è proprio il tentativo di difendere questo ideale, le ali bianche non servono più. L’uomo condannato da questa Chiesa, visto come un peccatore, oscura sempre di più: è un discorso contro la Chiesa fatto con mezzo milione di copie, è un discorso sociale, assolutamente>>
In effetti io stesso non avevo colto completamente il senso della canzone per cui, per l’occasione, mi sono messo a leggerne le parole attentamente ed a cercare documentazione in merito in modo da farmi un’idea un po’ più precisa di quello che il testo dice.
Nelle prime strofe c’è un riferimento alla schiavitù (la fossa del leone)
“La fossa del leone
è ancora realtà
uscirne è impossibile per noi
è uno slogan falsità”
Successivamente un accenno a come la Chiesa tiene vincolati i fedeli
“Paura e alienazione
e non quello che dici tu
le rughe han troppi secoli oramai
truccarle non si può più”
Dove le rughe che hanno troppi secoli sono un riferimento ai rituali ed ai dogmi delle istituzioni ecclesiastiche.
“Il nostro caro angelo
è giovane lo sai
le reti il volo aperto gli precludono
ma non rinuncia mai
cattedrali oscurano
le bianche ali bianche non sembran più
Ma le nostre aspirazioni il buio filtrano
traccianti luminose gli additano il blu”
Ma il nostro caro angelo che, come ho trovato in una interpretazione, potrebbe essere la nostra fede, è giovane e nonostante le reti che gli precludono il volo e le cattedrali che gli oscurano le bianche ali riesce ad intravedere il blu. Questo mi fa pensare che la canzone, che di fatto mette in evidenza aspetti negativi, termina con un messaggio di speranza e quindi con qualcosa di positivo.
Con molta sincerità devo ammettere che diverse canzoni che amo, o che ho amato, non le ho apprezzate subito per quello che volevano dire perché, come in questo caso, il significato dei testi l’ho scoperto molto tempo dopo.
In fondo, tutto questo non é molto diverso da quello che mi è successo per diverse canzoni straniere delle quali ancora oggi non conosco la traduzione dei testi, in questi casi posso dire che la voce del cantante o dell’interprete, per me, é come uno degli strumenti, e quando è usata bene, oppure é bella o particolare, rende la canzone molto piacevole.
Purtroppo anche questo viaggio è arrivato al termine e mentre voi ascolterete, almeno spero, la canzone attraverso il link consigliato, io penserò al prossimo viaggio.
Un caro saluto a tutti voi.
Mr.
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