F come “Figli”
Secondo il dizionario Italiano si definisce figlio come “Prole, rispetto ai genitori, nella specie umana e in quella animale; opposto al femminile figlia indica quello di sesso maschile” oppure “Il generato rispetto ai genitori (talora anche rispetto ai progenitori)”
Nella realtà i figli sono la massima aspirazione di gran parte delle coppie sui quali molto spesso vengono riversate grandi ambizioni, forse troppe, e questo può causare qualche “problemino”.
Vediamo attraverso alcuni brani come gli artisti del panorama musicale Italiano interpretano questa parola.
In questo primo gruppo di brani gli artisti pongono l’attenzione sulle problematiche del rapporto fra genitori e figli.
Gianni Morandi – Questi figli
I figli visti dai genitori, la lontananza delle due posizioni ma con il rispetto reciproco, i figli che a modo loro “tengono nel cuore i genitori” ed i genitori “che si interrogano su come erano loro a quell’età”.
“Che ora abbiamo fatto
non fa bene pensare
in fondo a modo loro
mi tengono nel cuore
chissà poi io com’ero
oh mamma mia ‘sti figli
Gesù fammi dormire
guai a te se me li togli ! “
Enrico Ruggeri – Padri e figli.
Il concetto dell’amore di un padre, ma penso sarebbe più corretto dire dei genitori, verso i figli; un amore che tutto da e poco chiede sapendo che questi, a loro volta, lo daranno ad un’altra o ad un altro. Ma la vita è una ruota che gira e quindi poi toccherà anche a loro il mestiere di genitore.
“non avrai tempo per me
quando il tuo sguardo andrà incontro alla vita
quì non c’è posto per me
nella tua corsa infinita per prenderti il mondo
e il mondo ti aspetta”
Renato Zero – Figlio
Una poesia sul ruolo del genitore.
“cambierai da solo…
cercherai il tuo cielo
tenterai il tuo volo senza me
io pregherò per te…
soffrirò in silenzio
quando tu cadrai
sarò io il più credibile amico che avrai
Se puoi cerca d’essermi figlio
se puoi “
Gino Paoli – Padre e figlio
Un altro modo di vedere il rapporto genitori e figli.
” credi gia’ di sapere
tutto quello che ti serve
ci son mille cose che
non sai ancora
ogni volta che ti guardo
vedo me vedo i miei sbagli
vedo me la mia speranza
fino a ieri
io lo so che non si puo’
crescer senza farsi male
ma vorrei darti una mano
aiutarti almeno un po’
In questo secondo gruppo di brani la parola figli serve ad identificare delle categorie di persone o una generazione di giovani.
Rino Gaetano – Mio fratello è figlio unico
Con questo concetto “assurdo” Rino Gaetano identifica un mondo molto “particolare”.
“Mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia
non può passare al Frosinone
perché è convinto che nell’amaro benedettino
non sta il segreto della felicità
perché è convinto che anche chi non legge Freud
può vivere cent’anni
perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati
malpagati e frustrati ”
Raphael Gualazzi – Figli del vento
Sono tutti coloro che affrontano le cose nuove e sconosciute con curiosità e spirito positivo.
“Si arriva lassù
E come ridere vorrei
Disperdermi nel blu
E lo sguardo di tigre nel viso tornerà
Come l’aquila mi sosterrà
Perché non c’è niente di impossibile
Nessun limite alla libertà
Siamo figli del vento
tempesta immobile”
Dolcenera – Figli del caos
Potrebbero essere i figli di oggi.
“Siamo figli del caos,
della notte scura
siamo, siamo i sogni
pura casualità
cosa fare non lo so
per trovare quello che
è l’ideale per me”
Antonello Venditti – Figli del domani
Un immagine surreale che arriva dal futuro.
“E questa padre che strana macchina è?
Questo era un uomo; era una macchina molto strana e non sorrideva mai.
E noi, dove stiamo andando?
Verso l’Universo.
E le immagini che mi hanno mandato, dimmi sono già morte?
Sono morte un milione di anni fa. “
Alan Sorrenti – Figli delle stelle
Un’altra fotografia di una generazione di diversi anni fa.
“Noi siamo figli delle stelle
Figli della notte che ci gira intorno
Noi siamo figli delle stelle
Non ci fermeremo mai per niente al mondo
Noi siamo figli delle stelle
Senza storia senza età eroi di un sogno
Noi stanotte figli delle stelle
Ci incontriamo per poi perderci nel tempo”
Almamegretta – Figli di Annibale
In questo caso abbiamo una teoria molto suggestiva una provocazione.
“Annibale sconfisse i romani restò in italia da padrone per
quindici o vent’anni
ecco perchÉ molti italiani hanno la pelle scura
ecco perchÉ molti italiani hanno i capelli scuri
un po’ del sangue di annibale
È rimasto a tutti quanti nelle
vene si
È rimasto a tutti quanti nelle vene “
Nek – Figli di chi
Il ritratto di una generazione alla ricerca della propria identità in un mondo che non è certo quello desiderato.
“I figli noi dell’inquietudine
di imbarazzanti perchè
noi carcerati in solitudine
cerchiamo Dio ma dov’è
…
Figli di che figli di chi
non derubateci così
ridateci il mare, il sole
l’aria pulita
il diritto alla vita ce l’abbiamo
anche noi “
Anna Oxa – Figli di nessuno
Il mondo delle persone in difficoltà.
“Sono i figli di nessuno
sono uomini in germoglio
sono anime più grandi
obbligate al loro orgoglio
…
Sono i figli dei problemi
che non hanno mai risposte
accavallano paure
ma le tengono nascoste
hanno i sogni ipotecati
da un presente che gli azzera
ma il bisogno di sognare
è la loro arma vera. ”
Alla fine di questa raccolta mi prendo la libertà di proporre una canzone che non obbedisce alla regola utilizzata fino ad adesso. La parola figli non compare nel titolo, ma se ne parla in un modo molto dolce. Sono molto affezionato a questo brano perché, quando lo ascolto, mi genera una forte emozione ed ho sempre pensato che se avessi saputo scrivere dei versi da dedicare a mia figlia mi sarebbe piaciuto scrivere questi. Farò un ulteriore strappo alla regola lasciando l’intero testo perché non saprei proprio cosa togliere.
A mia figlia
Francesco Guccini – E un giorno …
I ricordi, il tempo che passa ed una bambina che diventa una donna ….
“E un giorno ti svegli stupita e di colpo ti accorgi
che non sono più quei fantastici giorni all’asilo
di giochi, di amici e se ti guardi attorno non scorgi
le cose consuete, ma un vago e indistinto profilo…
E un giorno cammini per strada e ad un tratto comprendi
che non sei la stessa che andava al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t’aspetta e tu quasi ti arrendi
capendo che a battito a battito è l’età che s’invola…
E tuo padre ti sembra più vecchio e ogni giorno si fa più lontano,
non racconta più favole e ormai non ti prende per mano,
sembra che non capisca i tuoi sogni sempre tesi fra realtà e sperare
e sospesi fra voglie alternate di andare e restare…
di andare e restare…
E un giorno ripensi alla casa e non è più la stessa
in cui lento il tempo sciupavi quand’eri bambina,
in cui ogni oggetto era un simbolo ed una promessa
di cose incredibili e di caffellatte in cucina…
E la stanza coi poster sul muro ed i dischi graffiati
persi in mezzo ai tuoi libri e regali che neanche ricordi,
sembra quasi il racconto di tanti momenti passati
come il piano studiato e lasciato anni fa su due accordi…
E tuo padre ti sembra annoiato e ogni volta si fa più distratto,
non inventa più giochi e con te sta perdendo il contatto…
E tua madre lontana e presente sui tuoi sogni ha da fare e da dire,
ma può darsi non riesca a sapere che sogni gestire…
che sogni gestire…
Poi un giorno in un libro o in un bar si farà tutto chiaro,
capirai che altra gente si è fatta le stesse domande,
che non c’è solo il dolce ad attenderti, ma molto d’amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande…
I tuoi dischi, i tuoi poster saranno per sempre scordati,
lascerai sorridendo svanire i tuoi miti felici
come oggetti di bimba, lontani ed impolverati,
troverai nuove strade, altri scopi ed avrai nuovi amici…
Sentirai che tuo padre ti è uguale, lo vedrai un po’ folle, un po’ saggio
nello spendere sempre ugualmente paura e coraggio,
la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha portato,
la paura e il coraggio di dire: ” io ho sempre tentato,
io ho sempre tentato… ”
Mr.
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