Correva l’anno 1977 …
E nell’aria suonavano le note del brano “ Il Gatto e la Volpe “ di Edoardo Bennato.
Edoardo Bennato nasce a Napoli il 23 luglio del 1946, suo padre è un operaio della Italsider e sua madre è una casalinga con una grande passione per la musica tanto che riesce ad invogliare i figli ad andare a lezione da un maestro di fisarmonica. Appassionato di Rock’n’Roll, musica conosciuta grazie ai soldati americani di stanza a Napoli, e di musica napoletana il genere di Edoardo sarà un misto di queste culture. Già nel 1958, quindi giovanissimo, insieme ai fratelli Eugenio e Giorgio, fonda il “Trio Bennato” dove canta e suona la chitarra esibendosi nei locali della sua Napoli. Questi primi passi gli frutteranno la prima partecipazione ad una trasmissione televisiva.
Nonostante il tempo dedicato alla musica Edoardo continua a studiare e nel 1965 si diploma al Liceo Artistico di Napoli. Appena diplomato decide di trasferirsi a Milano per frequentare l’Università e, su suggerimento della madre, per entrare in contatto con la casa discografica “Ricordi”. È proprio grazie a questo contatto andato a buon fine che Bennato ha l’opportunità di incidere il suo primo 45 giri che purtroppo non ha grande successo.
Durante la fine degli anni sessanta Bennato, grazie a Mia Martini, incontra un altro giovane cantautore, Herbert Pagani, con il quale collabora; Edoardo compone le musiche mentre Herbet scrive le parole ed interpreta le canzoni portandole anche ad un discreto successo. In questo periodo, denso di attività musicali, Bennato trova anche il tempo di laurearsi in Architettura con una tesi sulla viabilità della zona dei Campi Flegrei a Napoli, a testimonianza di questo il suo progetto comparirà nella copertina di uno dei suoi dischi di successo degli anni settanta “Io che non sono l’Imperatore”.
Ed è appunto negli anni settanta che scoppia il fenomeno Bennato, e che incide, a mio parere, i suoi album più belli. Nel 1973 al rientro da un soggiorno a Londra dove si era esibito suonando contemporaneamente più strumenti, chitarra, armonica, tamburello e kazoo, Bennato incide il suo primo album intitolato “Non farti cadere le braccia” contenente una delle sue canzoni più belle “Un giorno credi”. Il disco non ha ancora un grande successo ma gli permette di farsi conoscere attraverso le prime partecipazioni radiotelevisive ed i primi concerti.
Le scarse vendite non fanno certo piacere alla casa discografica che in un primo momento consiglierebbe al cantautore di dedicarsi alla carriera di Architetto ma che poi, tenendo conto delle buone recensioni del disco, nel 1974 gli permette di pubblicare il suo secondo album “I buoni ed i cattivi”. Questo è un “concept album” sul tema del bene e del male nel quale troviamo, oltre ad una riproposta “un giorno credi”, “uno buono”, “in fila per tre” ed anche “bravi ragazzi”, canzoni che dimostrano l’intreccio fra il concetto di giusto ed il concetto di sbagliato. Questa volta l’album, che risulta anche molto originale, ottiene un buon successo e riesce ad avere delle buone vendite.
Nel 1975 esce anche il terzo album “Io che non sono l’imperatore”, preceduto, l’anno prima, dal lancio, del singolo “Meno male che adesso non c’è Nerone”, che prosegue il discreto successo de “I buoni e i cattivi” e che contiene canzoni come “Signor Censore” e “Feste di piazza”. A ruota arrivano nel 1976 “La torre di Babele”, nel 1977 “Burattino senza fili”, liberamente tratto dal libro “Le avventure di Pinocchio” di Collodi e dal quale abbiamo estratto la nostra canzone “Il gatto e la volpe” e nel 1980 “Uffa uffa” e subito dopo “Sono solo canzonette” ispirato alla favola di Peter Pan.
Bennato, dal 1980 ad oggi ha continuato a produrre altri lavori, alcuni interessanti altri un po’ meno, ma il periodo che mi piace sottolineare ed evidenziare è proprio quello sopra citato, che va dai primi anni settanta ai primi anni ottanta, anni che lo hanno reso famoso e lo hanno consacrato come uno dei cantautori più interessanti e talentuosi del panorama musicale italiano.
Non è un caso che proprio in questo periodo, nel luglio del 1980 , Edoardo Bennato sia stato il primo cantante italiano a riempire con più di 60.000 persone lo stadio milanese di San Siro, altrettante saranno presenti nella sua Napoli al San Paolo e circa 50.000 al comunale di Torino.
Fra gli album precedentemente citati quelli di maggior successo sono sicuramente i due derivati dalle storie o favole per ragazzi, Pinocchio e Peter Pan.
“Il Gatto e la Volpe”, trainato da una musica estremamente gradevole, è il brano di maggior successo dell’album “Burattino senza fili”, il più venduto in Italia nel 1977, e parla di tutte quelle persone che si approfittano del prossimo come si può capire chiaramente dal testo
“Quanta fretta, dove corri; dove vai
se ci ascolti per un momento, capirai,
lui è il gatto, e io la volpe, stiamo in società
di noi ti puoi fidare….
Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guai
i migliori in questo campo, siamo noi
è una ditta specializzata, fa un contratto e vedrai
che non ti pentirai….”
Il 1977, oltre ad essere l’anno d’uscita della canzone citata, è l’anno della fine di Carosello, la famosa trasmissione della RAI di poco più di due minuti dedicata alla pubblicità, che sanciva la fine delle trasmissioni televisive per tanti bambini a favore del riposo notturno. Ma non solo, questo è l’anno durante il quale la televisione passa dal bianco e nero al colore ed è anche l’anno nel quale, sulla seconda rete Rai, va in onda Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame. Il programma del futuro premio Nobel crea scompiglio sia in Vaticano che nella DC tanto che ne verrà chiesta, invano, la sospensione.
Ma per l’Italia gli anni settanta, e quindi anche il 1977, non sono fra i migliori, il terrorismo imperversa, le Brigate Rosse compiono numerosi attentati ed il sangue scorre copioso. L’elenco degli attentati è impressionante.
Nel giorno dell’Epifania viene rapito l’armatore Costa che sarà rilasciato più di due mesi dopo,
poi viene ferito Valerio Traversi funzionario del ministero di Grazia e Giustizia,
poi viene gambizzato Mario Scaffone dirigente Fiat,
poi viene ucciso il brigadiere della Polizia stradale Lino Ghedini,
poi viene gambizzato un caporeparto della Breda Guglielmo Restelli,
poi viene gambizzato il caporeparto della Fiat Antonio Munari,
poi viene ucciso l’avvocato Fulvio Croce presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino,
poi viene gambizzato Vittorio Bruno vice direttore del Secolo XIX,
poi viene gambizzato il direttore del Tg1 Emilio Rossi,
poi viene ferito Maurizio Puddu consigliere provinciale della Dc,
poi viene ferito Antonio Cocozzello consigliere comunale della Dc,
poi viene ferito alle gambe e al torace Publio Fiori consigliere regionale della Dc,
poi viene ferito a morte Carlo Casalegno vice direttore della Stampa che morirà dopo diversi giorni di agonia,
poi viene ferito alle gambe Carlo Castellano dirigente dell’Ansaldo legato al PCI,
poi, poi, poi…
Sembra un bollettino di guerra e, come se non bastasse, c’è ancora spazio per l’attentato al giornalista Indro Montanelli, l’uccisione, da parte di un gioielliere durante una finta rapina, del calciatore della Lazio Luciano Re Cecconi e il doppio omicidio di mafia del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e dell’insegnante Filippo Costa.
Per quello che mi riguarda, invece, il ’77 è stato caratterizzato dal primo anno di università; l’anno precedente si era concluso il percorso delle superiori con la maturità e con le prime ferie in autonomia, ed era appena iniziata l’esperienza universitaria. Nella mia mente ho sempre visto la vita come un susseguirsi di cicli e per me, con la maturità, era finito un ciclo e ne stava iniziando uno nuovo che, seppur in continuità con quello precedente, visto che sempre di studio si trattava, era molto diverso.
Il cambio di mentalità fra le scuole superiori e l’università è, senza ombra di dubbio, notevole perché si passa da una gestione dello studio amministrata dai professori che dettano i tempi, suggeriscono, correggono e consigliano, ad una gestione affidata allo studente in completa autonomia che richiede un notevole sforzo organizzativo e che nessuno, in precedenza, ha insegnato.
Il momento nel quale realizzi tutto questo non è quando segui le lezioni ma quando inizi a preparare gli esami e cominci ad avere tutti i dubbi di questo mondo.
Se oltre a tutti questi problemi ci mettiamo anche il fatto che nella facoltà che frequentavo non esistevano libri di testo che coprissero tutti gli argomenti trattati durante i corsi ma era necessario integrarli con gli appunti di lezione, non sempre comprensibili, potrete comprendere il panico.
I primi dubbi erano relativi alla scelta del programma degli esami, è meglio mettere prima gli esami “facili” o sfruttare i ricordi più freschi delle lezioni per attaccare con i più “difficili”?
E se gli esami scelti hanno date troppo vicine come possiamo fare?
E se l’esame non va bene è meglio riprovare subito o interporre un’altra materia?
E se prima degli esami ci sono dei dubbi è meglio contattare il professore per chiedere chiarimenti e mettere a nudo le lacune o fare finta di niente e sperare nella fortuna o nell’aiuto di qualche compagno?
Quando siamo in prossimità dell’esame è meglio studiare anche sabato e domenica o è meglio staccare completamente per almeno un giorno?
Questi e tanti altri sono i pensieri che ti affollano la mente in quei momenti e che richiedono sangue freddo e buon senso.
Nel mio caso, per impegno e per fortuna, le cose sono andate bene, la prima sessione di esami ( giugno e luglio ) mi ha permesso di sostenere addirittura 3 esami e mi ha fatto prendere fiducia nelle mie capacità. Ripensandoci adesso, e quindi avendo una visuale più completa e più distaccata, devo dire che il vero salto di qualità non l’ho fatto allora ma al terzo anno, sicuramente il più duro, durante il quale credo di aver acquisito quella maturità necessaria per arrivare all’ambito traguardo.
Però, in fondo in fondo, il primo esame è come il primo amore … non si scorda mai.
Cari amici anche questo viaggio è arrivato al capolinea, vi aspetto fra quindici giorni e vi lascio all’ascolto della nostra canzone.
Un caro saluto Mr.
Se ti è piaciuto l’articolo condividilo sui social!