Correva l’anno 1971 …
E nell’aria suonavano le note del brano “Luci a San Siro“ di Roberto Vecchioni.
Cari amici di EC_Shivers’ questa volta il nostro viaggio ci porta nella Milano dei primi anni settanta e l’artista di cui parleremo è Roberto Vecchioni, un altro grande protagonista della nostra musica.
Roberto nasce a Carate Brianza il 25 giugno del 1943 da una famiglia di origine napoletana, suo padre è un commerciante di San Giorgio a Cremano e sua madre è del Vomero. Personaggio ben disposto nei confronti dello studio termina la sua carriera scolastica nel 1968 con una laurea in lettere classiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove rimarrà con un incarico di assistente nella materia di Storia delle Religioni. Nonostante la sua carriera artistica continua ad insegnare come docente di Greco e Latino nei licei e continuerà tale attività fino all’età della pensione. Una buona parte di questa sua attività la svolge al liceo milanese Cesare Beccaria e soltanto con l’avvicinarsi dell’età pensionabile preferirà spostarsi in provincia a Desenzano del Garda nelle cui vicinanze tuttora conserva una casa immersa nella campagna.
Personaggio poliedrico e di grande cultura oltre al lavoro di docente ( che svolge anche in ambito universitario) è cantautore, poeta, scrittore, paroliere ed attore. La sua attività artistica, parallela a quella di docente, inizia senza grande fortuna nel 1966 con il gruppo dei Pop Seven nei quali, oltre a cantare, suona la chitarra. La sua principale attività, in questo periodo iniziale che va fino a metà degli anni settanta, è quella di paroliere, scrive canzoni per gli Homo Sapiens, per I Nuovi Angeli, per Cigliola Cinquetti, Iva Zanicchi ed Ornella Vanoni. Nel 1968 in coppia con l’amico musicista Lo Vecchio partecipa come autore a Sanremo con la canzone Sera interpretata da Cigliola Cinquetti riscuotendo un discreto successo che rende la coppia di amici autori molto richiesti.
Il suo primo tentativo come cantautore è del 1968 con la casa discografica Durium che gli permette di incidere un 45 giri che non ha risonanza, ma nel 1971 la casa discografica Ducale, fondata dallo scopritore di Mina, gli da nuovamente fiducia. Nasce così l’album “Parabola” al cui interno si trova la nostra canzone che possiamo definire sicuramente la più famosa del nostro artista. Nello stesso anno da sfogo anche alla sua grande fede nerazzurra e scrive l’inno dell’Inter.
L’anno successivo esce l’album “Saldi di fine stagione”, che contiene il brano Archeologia che fa riferimento ad Adriana amore di gioventù, nel 1973 escono “L’uomo che si gioca il cielo a dadi”, un’antologia che contiene il brano omonimo dedicato al padre e che porta anche al Festival di Sanremo arrivando ottavo, ed “Il re non si diverte” con il quale ottiene il premio della critica discografica italiana.
Il 1973 è anche l’anno del suo matrimonio con la prima moglie Irene, da questa unione nasce la figlia Francesca che lo ha reso nonno di due gemelle.
La sua produzione continua nel 1975 con gli album “Barbapapà”, di canzoni per bambini, e “Ipertensione” contenete, fra le altre, le canzoni I poeti, con la quale accusa una parte degli intellettuali, ed Irene dedicata alla moglie.
Nel 1976 esce “Elisir”, album che ha per tema il viaggio, che contiene il bellissimo brano Velasquez e nel 1977 “Samarcanda” album con il quale ottiene il grande successo. Il famosissimo brano Samarcanda dal famoso ritornello derivato da una favola orientale narra di un soldato che, sopravvissuto alla guerra appena finita, credendo di fuggire alla morte, “nera signora che lo guardava con malignità”, si recherà proprio fra le sue braccia.
Nel 1981 si sposa con l’attuale moglie Daria dalla quale ha avuto tre figli
L’elenco degli album dopo Samarcanda continua fino ai giorni nostri con tantissimi successi incluso il brano Chiamami ancora amore con il quale vince il Festival di Sanremo del 2011 condotto dall’amico Gianni Morandi (si dice che sia stato proprio Morandi a convincerlo a partecipare).
Contemporaneamente al suo lavoro di docente ed alla sua carriera di cantautore di successo Vecchioni è riuscito ad avere il tempo anche per scrivere libri e fra questi ci sono “Il grande sogno” volume di poesie, racconti e testi allegato ad una versione limitata del disco omonimo, “Le parole non le portano le cicogne” che è il suo primo romanzo ed altre opere a cui si aggiunge la raccolta di poesie “Volevo. Ed erano voli”.
Ma oltre a quanto già detto, in pochi sanno che Vecchioni riesce ad avere il tempo per coltivare anche una passione per l’enigmistica, collaborando con una rivista e firmandosi come Sergente York, ed a impegnarsi nel sociale.
Nella sua carriera di artista e di scrittore ha ricevuto diversi riconoscimenti come il Premio Tenco del 1983, la Targa Tenco alla carriera del 2000, Premio della critica del Festival della canzone italiana “Mia Martini ” del 2011 ed altri premi ancora nell’ambito musicale oltre che per l’impegno sociale e per la letteratura.
Fra i tre eventi dell’anno 1971 che mi pare giusto ricordare non ci sono disgrazie ma buone notizie, i primi due si somigliano molto infatti in quest’anno sono nate due organizzazioni umanitarie di estrema importanza come Greenpeace e Medici senza frontiere ed il terzo è un evento musicale ed è l’uscita dell’album dell’ex Beatles John Lennon “Imagine”.
Il 15 settembre quattro pacifisti e ambientalisti irriducibili ( Jim Bohlen, Irving Stowe, Paul Cote e Bob Hunter) a bordo di un vecchio peschereccio chiamato Phyllis Cormack fanno rotta verso l’Alaska per impedire dei test nucleari degli USA compiendo la prima azione dell’organizzazione che di lì a poco prenderà il nome di Greenpeace. Una delle battaglie più famose condotta da Greenpeace è stata quella sulla salvaguardia delle balene che nel 1982 porterà alla moratoria internazionale per la caccia commerciale alle balene.
Il 20 dicembre in Francia grazie al medico francese Bernard Kouchner nasce l’organizzazione non governativa MSF ( Medici Senza Frontiere) che si occuperà del supporto alla salute di tutte le popolazioni indipendentemente dalla religione, dalla razza e dal credo politico. Le prime esperienze sono quelle fatte in Honduras, in Nicaragua ed in Vietnam.
Infine l’undici ottobre esce il lavoro di John Lennon “Imagine” contenente lo stupendo brano che da il titolo all’album. Il pezzo dimostra quanto il cantante fosse avanti rispetto al suo tempo ed anche rispetto ali nostro.
” Immagina non ci siano paesi / non è difficile / Niente per cui uccidere e morire / e nessuna religione / Immagina che tutti / vivano la loro vita in pace…”
Personalmente guardando il 1971 con il senno di poi mi sono accorto che è stato un anno estremamente importante nel quale si possono ritrovare le origini di tutte le mie caratteristiche di uomo adulto. In questo periodo ci sono infatti degli episodi che hanno sicuramente influenzato la mia vita e che, molto probabilmente, hanno determinato alcune mie scelte.
Il primo episodio é legato ad un regalo dei miei genitori, una macchinetta fotografica Kodak instamatic molto in voga a quei tempi. Non ricordo con esattezza il periodo ma credo fosse ad inizio anno, forse il regalo dell’Epifania, quando ricevetti in dono quel piccolo apparecchio fotografico. Ricordo che la confezione conteneva la Camera, un rotolino ed alcuni cubetti flash usa e getta. Era ovviamente una macchina tutta automatica con delle pellicole preconfezionate da inserire nel lato posteriore del dispositivo e con il cubetto del flash a quattro facciate da inserire in un’apposita fessura posizionata nella parte superiore. All’aspirante fotografo non era lasciata nessuna particolare libertà se non quella di inquadrare e scattare, a tutto il resto pensava la magica scatoletta. Non era certo difficile fare le foto ma sicuramente era molto complicato fare delle belle foto. L’oggetto non stimolava certo la fantasia ma ne fui sicuramente affascinato e molto probabilmente é proprio maneggiando quella piccola macchina fotografica che é nata in me la passione per la fotografia, l’arte di raccontare il mondo attraverso le immagini. Ancora oggi coltivo questo passatempo e fra tutte le foto possibili quelle che preferisco sono i ritratti che io amo definire i “paesaggi dell’anima”.
Il secondo episodio è anch’esso legato ad un regalo. A giugno per festeggiare il superamento dell’esame di licenza media mia madre mi regalò il mio primo giradischi stereo. In quell’epoca in casa avevamo soltanto la radio e la televisione ma mia sorella, che leggeva Sorrisi e canzoni TV, possedeva dei dischi 33 giri che aveva ricevuto come regalo per l’abbonamento e che contenevano le canzoni con i successi dell’anno. Grazie al nuovo giradischi potemmo così sentire il frutto dell’abbonamento alla rivista ed iniziare ad acquistare i primi dischi 45 giri. Anche questo episodio, come vi sarete già accorti, ha influito in modo importante sulle mie passioni.
Il terzo episodio è invece legato proprio all’esame di terza media; la mia carriera scolastica fino a quel momento non era certo stata entusiasmante, le elementari superate con la solita sufficienza e con un giudizio non molto positivo, il primo anno di scuole medie ripetuto ed i successivi passati nell’anonimato fino alla conclusione della terza media ed al momento dall’esame. Durante le prove dell’esame uscì fuori un ragazzino che nessuno conosceva o del quale si erano intraviste soltanto a tratti le caratteristiche. L’insicurezza diventò sicurezza e tutti gli sforzi compiuti durante l’anno per sopperire alle diverse lacune diedero i loro risultati permettendomi di sostenere un buon esame. Il risultato fu talmente sopra le aspettative che nel giudizio contenuto nel Libretto scolastico, che accompagnava la fine delle scuole medie, la commissione evidenzio’ questo sorprendente risultato con la frase:
“All’esame di licenza ha avuto un rendimento superiore alle aspettative mostrandosi sicuro di sé ed in possesso di una buona preparazione, soprattutto nelle materie scientifiche “.
Il quarto ed ultimo episodio è invece legato al periodo estivo nel quale per la prima volta sperimentai cosa voleva dire lavorare. A quei tempi per i ragazzi che ne avevano voglia non era difficile trovare un lavoro estivo ed io ne trovai uno in una catena di negozi che dovevano rimpiazzare il personale per le ferie. Ricordo ancora il viaggio con mia madre all’altro capo della città per incontrare il responsabile della selezione del personale e per definire quale sarebbe stato il mio lavoro ed il luogo dove lo avrei svolto. Il luogo era un negozio poco distante da casa mia ed il lavoro era un banale lavoro di commesso che a me sembrava chissà cosa. Ero entusiasta della mia attività e mi sentivo importante perché per la prima volta potevo guadagnarmi dei soldi per conto mio. Questa abitudine estiva l’ho mantenuta fino a quando, impegnato dall’università, ho dovuto smettere. Soltanto durante l’ultimo anno di corso universitario mi son potuto permettere qualcosa di simile accettando un incarico di supplente per l’anno scolastico proprio nel “mio” Istituto tecnico.
Ecco, questi quattro episodi mi hanno segnato per il resto della mia vita sia come passioni ( musica e fotografia) che come carriera lavorativa ( svolta scolastica e lavoro giovanile); oggi coltivo ancora i mie interessi fotografici e musicali ( come voi sapete bene) e mi sono tolto la soddisfazione di fare un lavoro che mi piace e che mi appassiona molto nonostante il lento avvicinarsi del meritato riposo.
Ritornando alla nostra canzone, a mio modestissimo parere il capolavoro di Vecchioni, possiamo notare che ha avuto varie stesure di testo a causa di continue censure, che fra le parole troviamo, come in altri brani, riferimenti al suo amore giovanile Adriana, che contiene, un omaggio alla sua Milano ed al periodo della giovinezza ed infine che contiene anche una non tanto velata critica al mondo dei produttori musicali. La canzone è considerata così bella che anche Francesco Guccini, colpito del brano, dirà:
“A volte delle canzoni di un collega si dice: “perché non l’ho scritta io?”.
Cari amici eccoci arrivati anche oggi al capolinea, vi lascio in compagnia di alcuni versi e del link della canzone in versione speciale in attesa di ritrovarvi fra quindici giorni per un altro viaggio.
“Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso più,
facciamo un cambio prenditi pure
quel po’ di soldi quel po’ di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei vent’anni e una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno più.”
Un caro saluto ed a presto, Mr.
E tu cosa facevi nel 1971? E la tua famiglia? Raccontacelo nei commenti!!
Avevo quattro anni e nasceva la mia passione per la lettura… anche quella per la musica non è nata tanto tempo dopo, ricordo un mangiadischi (si chiamavano così) arancione, che poteva contenere solo 45 giri, ero un po’ più grande ma non molto e mi piaceva tantissimo ascoltare, sia le canzoni che le fiabe sonore (“a mille ce n’è / nel mio cuore di fiabe da narrar…”)
Adoro Vecchioni!
Un saluto
Alexandra
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Oh che bel ricordo!! Grazie di averlo condiviso con noi!! 🙂
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