Narrativa italiana

RECENSIONE: “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia

Nato a Palermo nel 1977, dopo una laurea in lettere classiche alla Sapienza, oggi D’Avenia è insegnante al Collegio San Carlo di Milano. La notorietà è arrivata nel 2010, con la pubblicazione di “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, da cui tre anni dopo è stato anche tratto un film con Luca Argentero, Aurora Ruffino e Flavio Insinna.

dav(Alessandro D’Avenia, il secondo da sinistra, insieme al cast del film)

Da quel momento i libri di D’Avenia sono spesso diventati bestseller, capaci di emozionare e lasciare sempre un messaggio profondo. Il prof. – scrittore continua ad incontrare i suoi molti lettori in tutta Italia, ed appare con parsimonia (ma sempre in modo incisivo) in tv, cercando di trasmettere con vitalità ed entusiasmo il valore della cultura e dell’istruzione.

Il libro di cui parliamo oggi prende spunto da un fatto autobiografico, accaduto quando D’Avenia era uno studente al liceo classico di Palermo. Fu infatti in quel frangente che egli incontrò Don Pino Puglisi, il parroco che nel settembre del 1993, a causa del suo costante impegno contro la criminalità organizzata, fu freddato per strada da diversi colpi di arma da fuoco.

Toccato da quell’incontro e dagli insegnamenti di Padre Puglisi, D’Avenia ha voluto raccontare nel libro la Palermo di quegli anni, in cui lui stesso ha vissuto la propria infanzia e giovinezza; una Palermo luci ed ombre, dove la strada più facile da seguire era quella della malavita, e non certo quella offerta da Padre Puglisi; una Palermo dove alla radio si ascoltava increduli e impotenti degli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

A narrare questa storia è il diciassettenne Federico, un giovane alla soglia della scelta fra il bene e il male, in cui D’Avenia traspone un po’ il se stesso dei tempi del liceo.

Federico conosce Don Puglisi nell’ora scolastica di religione, in un modo molto particolare: “Mi ricordo ancora la prima ora con don Pino. Si era presentato con una scatola di cartone. L’aveva messa al centro dell’aula e aveva chiesto che cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi lui stesso era saltato sulla scatola e l’aveva sfondata. “Non c’è niente. Ci sono io. Che sono un rompiscatole”. Ed era vero.”

Don Pino è un uomo di fede, ma è anche attaccato alla realtà; è spontaneo, generoso, comprensivo, e sa far breccia negli animi dei ragazzi, che in cerca di un punto di riferimento, lo rinominano scherzosamente “3P” (Padre Pino Puglisi). Per loro egli diviene il confidente, il padre, il fratello, l’amico, il compagno di interminabili partite a pallone, il simbolo di un’alternativa possibile e migliore.

don(Don Pino Puglisi sorridente, sullo sfondo, in mezzo ai giovani)

È proprio a Federico che un giorno 3P chiede di venire a Brancaccio, un quartiere periferico di Palermo (e uno dei più difficili della città), per aiutarlo con i bambini del centro Padre Nostro, che egli ha fondato per strappare i giovani e i giovanissimi dalla vita di strada.

Con il suo consenso, Federico sa che per lui inizia una ripida salita. Le difficoltà non saranno poche, dovrà sopportare soprusi, minacce, pestaggi e il terribile omicidio di Don Pino, ma altri giovani saranno insieme a lui per dargli sostegno, per far sì che ad essere scomparsa sia solo la persona di Don Pino e non i suoi insegnamenti, per riuscire a difendere, nonostante tutto, ciò che in mezzo all’inferno, inferno non è.

Lo stile di D’Avenia è pieno di passione e di coraggio, e non lascia certo indifferenti. Dalle sue parole si capisce quanto importante sia stato per lui l’insegnamento di questo parroco dal semplice sorriso, di questo “eroe quotidiano”, come lui stesso ama chiamarlo. E si comprende anche quanto significativi furono gli eventi tragici degli anni 90, dopo i quali, come lo scrittore afferma in un’intervista, di cui vi lascio il link (https://youtu.be/Wf5JCPHaWc8), finirono per i palermitani “l’inconsapevolezza e l’incoscienza di essere in una città beata”.

“Ciò che inferno non è” non vuole essere una biografia, ma la figura di Don Puglisi viene ugualmente tratteggiata con nitidezza, per tramandare anche a chi non l’ha conosciuto tutto il suo amore verso i dimenticati, la sua lotta nei confronti di abusi e violenza, la sua incrollabile speranza rivolta ad un futuro costruito con dignità e rispetto.

Cat.

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Titolo: Ciò che inferno non è
Autore: Alessandro D’Avenia
Editore: Mondadori
Pagine: 317
Anno: 2016
LINK AMAZON: Ciò che inferno non è

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5 pensieri su “RECENSIONE: “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia”

  1. Di D’avenia ho letto solo l’arte di essere fragili e devo essere sincera per quanto mi sia piaciuto il suo modo di ripresentare Leopardi, il modo in cui lascia trapelare il suo rapporto con gli studenti e gli adolescenti in generale non mi ha entusiasmato tanto. È uno scrittore che ci sa fare con le parole e sa che i suoi libri finiscono tra i best seller…non so c’è un rapporto di odio e amore. Ma questo che hai recensito sembra interessante quasi quasi gli do una seconda possibilità

    Piace a 1 persona

    1. Sono d’accordo con te. Io avevo letto bianca come il latte, rossa come il sangue e l’avevo trovato un po’ stucchevole. Questo è diverso, anche se con qualche figura retorica di troppo. Il messaggio di speranza e coraggio è degno di attenzione. Quindi dagli una seconda possibilità e poi fammi sapere!! 😊

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