Correva l’anno 1978 …
E nell’aria suonavano le note del brano “La favola mia“ di Renato Zero.
Cari amici di EC_Shivers’ ci siamo lasciati nella Milano dei primi anni settanta e ci ritroviamo nella Roma della fine del decennio.
Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, nasce a Roma il 30 settembre del 1950 da padre poliziotto e madre infermiera. Il giovane Renato trascorre la sua giovinezza nel quartiere “la montagnola” della capitale, frequenta le scuole medie e successivamente si iscrive all’Istituto di Stato Roberto Rossellini per la cinematografia e la televisione, che lascia al terzo anno per dedicarsi alle sue grandi passioni, musica, danza e recitazione.
Inizia giovanissimo ad esibirsi con i suoi travestimenti in alcuni locali romani ma senza grande successo ed è in questo periodo che nasce il suo pseudonimo dovuto ad una frase che gli viene rivolta molto spesso, “sei uno zero”.
Il suo percorso artistico inizia nel 1973 con il primo album “ No! Mamma, no!” ed arriva ai giorni nostri passando attraverso una lunga lista di successi.
Il nostro personaggio è un artista a tutto tondo, ballerino, cantautore, showman, attore e produttore discografico, una lunghissima carriera iniziata a fine anni sessanta ed ancora in corso. Figura molto particolare ha saputo affrontare tutte le varie discipline rigenerandosi in continuazione e riuscendo a mantenere negli anni un ottimo livello artistico ed un notevole successo.
Forse non tutti i nostri amici sanno che Renato Zero:
- a causa di una malattia, appena nato, ha dovuto subire una trasfusione completa di tutto il sangue.
- ha avuto il suo primo contratto all’età di quattordici anni
- è stato scoperto come ballerino da Don Lurio
- ha conosciuto Loredana Bertè e Mia Martini (sue grandi amiche) nel periodo in cui girava caroselli per una ditta produttrice di gelati.
- prima di battezzare i suoi fans “sorcini” li aveva denominati “zerofolli”.
- detiene un primato molto particolare, è il primo ed unico artista che è riuscito ad essere al primo posto in classifica in Italia per cinque decenni consecutivi.
La canzone di cui parliamo oggi è tratta dall’album del 1978 “Zerolandia” ed è palesemente autobiografica in quanto parla del significato dei travestimenti utilizzati in abbondanza nella prima fase della carriera artistica.
“Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai!
Con le gioie le amarezze ed i problemi suoi
e mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via”
Gli eventi di cronaca di quest’anno che ritengo giusto ricordare sono fondamentalmente quattro, il sequestro Moro, l’uccisione da parte della mafia di Peppino Impastato, l’elezione a Presidente della Repubblica di Sandro Pertini e la doppia elezione del Papa, prima Giovanni Paolo I (Albino Luciani) e poi Giovanni Paolo II (Carol Wojtyla).
Il sequestro Moro è stata una delle più brutte pagine della storia della repubblica italiana legata agli anni di piombo ed alle brigate rosse. Un’azione sanguinosa iniziata con la strage per il rapimento, proseguita con i 55 giorni di prigionia, terminata con il ritrovamento del corpo esanime di Moro all’interno della famosa Renault 4 rossa. L’auto fu posizionata in modo simbolico a mezza strada fra la sede della DC e del PCI.
La morte di Peppino Impastato è uno dei tanti delitti di mafia che hanno insanguinato il nostro paese. Il coinvolgimento della mafia sarà accertato soltanto molti anni dopo grazie a Rocco Chinnici e ad Antonino Caponnetto ed i colpevoli saranno condannati soltanto all’inizio degli anni duemila. Da questa vicenda è stato tratto il film “I cento passi”.
Era l’otto luglio quando al sedicesimo scrutino con 832 preferenze su 995 (record ancora ineguagliato) venne eletto il Presidente più stimato ed amato dagli Italiani, Sandro Pertini.
Il 1978 è anche l’anno durante il quale sono stati eletti ben due Papi, ad agosto Papa Albino Luciani con il nome di Giovanni Paolo I, l’ultimo Papa italiano che morirà trentatré giorni dopo per un sospetto infarto, e ad ottobre Carol Wojtyla con il nome di Giovanni Paolo II che morirà nel 2005 dopo un lungo pontificato caratterizzato da tantissimi viaggi.
Dal punto di vista personale il ricordo dell’anno è la vittoria calcistica nel torneo “Città di Fiesole” con la squadra del bar ritrovo della nostra compagnia.
Negli anni settanta/ottanta questo torneo era uno dei più prestigiosi tornei estivi per dilettanti ed amatori della zona fiorentina e molte erano le squadre allestite per tentare di ben figurare o addirittura vincere la competizione.
Il bar “Giglio Rosso”, ritrovo della nostra compagnia, già l’anno precedente aveva fatto un tentativo ma non era andato molto bene. Non vi nascondo che la cosa non ci aveva fatto tanto piacere per cui per il secondo tentativo avevamo iniziato a prepararci molto presto. Come si conviene in questi casi il proprietario del bar fungeva da presidente ed organizzatore del gruppo sportivo, mentre un suo fedelissimo svolgeva il compito di selezionatore ed allenatore della squadra.
La zona dove vivevamo sia io che la maggior parte dei protagonisti di questa avventura, che era anche la zona dove era localizzato il bar, era il quartiere di Coverciano. Questo nome sarà noto a molti sportivi perché è la zona del famoso Centro Sportivo Federale dove si allena la nazionale di calcio italiana.
Chi conosce Firenze sa che anche oggi più che una città è un grande paesone per cui vi lascio immaginare come poteva essere quarant’anni fa. Le periferie erano come dei piccoli borghi dove i ragazzi gravitavano intorno ai bar o alla chiesa e dove non si perdeva occasione per metterci in maglietta e calzoncini per correre dietro ad un pallone all’interno del famoso “rettangolo verde”, che poi di verde aveva soltanto il nome visto che i campi raramente erano con l’erba.
Il torneo in questione iniziava nel mese di giugno e finiva ai primi di luglio per cui, dopo una “campagna acquisti” niente male che aveva completato il gruppo di amici con l’inserimento di tre o quattro pezzi da novanta, a fine aprile, iniziammo la preparazione. La preparazione non era atletica perché la maggior parte di noi giocava nei vari campionati dilettantistici od amatoriali, ma mirata a creare l’amalgama e quindi a farci diventare una squadra.
Grazie a conoscenze riuscimmo addirittura a giocare una delle amichevoli al campo militare, così chiamato perché era il campo dove si allenava la nazionale militare. L’avvicinamento al torneo fu denso di amichevoli e di serate passate a correre in gruppo per tutte le zone adiacenti a Coverciano, particolare preferenza avevamo per il percorso che ci portava da Ponte a Mensola a Settignano, attraverso una dolce salita con un bellissimo panorama sulla nostra Firenze, per poi riscendere a Coverciano.
Eravamo talmente presi da quest’avventura, e gratificati dall’importanza che tutti nella zona davano a questa partecipazione che non sentivamo la fatica. Ci sentivamo importanti come se fossimo dei calciatori professionisti in procinto di giocarsi la coppa dei campioni e tutto il nostro “pubblico” (amici, parenti o fidanzate) ci faceva sentire il suo affetto.
Arrivò anche l’inizio delle partite ed una dopo l’altra arrivarono anche le vittorie che ci permisero di accedere alla finale. La nostra era stata la squadra rivelazione del torneo ma la sfida per la vittoria finale era davvero difficile, davanti avevamo la squadra più attrezzata per vincere, la più blasonata. Fra di loro c’erano tanti ex calciatori professionisti, alcuni addirittura di provenienza Fiorentina, e sembrava davvero un’impresa impossibile. Ricordo ancora la sera della finale con l’arrivo al campo sportivo e l’ingresso negli spogliatoi, sentivamo i commenti felici dei nostri avversari ai quali avevamo fatto il piacere di eliminare la loro concorrente diretta per la vittoria. In effetti, a parte il nostro pubblico, la considerazione degli altri per la nostra vittoria finale era pari a zero.
Quando entrammo in campo rimasi sorpreso dal numero di persone che erano presenti al campo sportivo, oltre a tutte le tribune piene, c’era anche tantissima gente a guardare la partita dalla spalletta del marciapiede.
Devo dire che la cosa faceva un certo effetto perché sembrava di essere dei gladiatori nella fossa dei leoni. Il tempo di individuare dove erano posizionati i parenti e via con il fischio d’inizio.
Con l’inizio della partita iniziarono le urla, gli incitamenti, i fischi, le immancabili offese all’arbitro e tutto quello che normalmente fa parte della coreografia. Per fortuna a quei tempi il tutto si limitava a questo e la violenza non faceva parte del gioco.
I nostri avversari, che tra l’altro erano delle Caldine (zona molto vicina a Fiesole), godevano dei favori del pubblico e quindi ogni nostro fallo, o buona giocata, veniva sottolineato da ululati e fischi assordanti; solo ogni tanto si riusciva a sentire la voce dei nostri tifosi. Ad essere sincero i nostri avversari erano veramente forti ma noi eravamo decisi a giocarcela ed a dimostrare che non eravamo arrivati li per caso. Lo sforzo per resistere ai loro attacchi fu veramente grande e grazie ad un po’ di fortuna riuscimmo a superare indenni la fase iniziale. Questa inaspettata nostra resistenza e quindi loro difficoltà nel passare in vantaggio, molto probabilmente, mise in crisi le loro certezze. Piano piano riuscimmo a rispondere colpo su colpo proponendo il nostro gioco, sicuramente meno bello ma più efficace, tanto che in un capovolgimento di fronte riuscimmo a mettere a segno un goal.
Non vi dico la reazione sugli spalti, da una parte il gelo dei tanti sostenitori dei nostri avversari, dall’altra l’euforia dei nostri tifosi. La partita continuò con un assalto continuo alla nostra porta che, nonostante tutto, finì la partita inviolata.
Al triplice fischio finale l’apoteosi, avevamo vinto la nostra coppa dei campioni! La foto della squadra con la coppa è stata in mostra per tanti anni all’interno del bar a ricordare l’impresa di un gruppo di amici che come Davide avevano sfidato il gigante Golia ed avevano vinto.
Oggi, come il campo sportivo, anche il bar non c’è più in quanto ha cambiato gestione ed il ricordo di quelle sfide e di quella vittoria è rimasto soltanto nella nostra memoria.
Un saluto a tuttti voi ed a risentirci fra quindici giorni con un altro anno ed un altro grande artista.
Mr.
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