Chris McCandless, negli anni Novanta, ha appena finito gli studi universitari; la sua famiglia, la classica famiglia americana benestante e apparentemente perfetta, non gli ha fatto mai mancare nulla e lo ha sempre riempito di attenzioni.
Eppure Chris decide di abbandonare tutto e tutti; lascia l’amata sorella e gli agi di una vita baciata dalla fortuna, per intraprendere un viaggio on the road fino in Alaska. Ciò che porta con sé è pochissimo: qualche soldo (la maggior parte dei suoi risparmi va infatti in beneficienza), un po’ di carta per scrivere, alcuni libri e qualche utensile in uno zaino. Ciò che lo aspetta è una vera incognita, ma è il sogno di una vita che non ne può più di fingere di essere ciò che non è, in una società che spinge sempre oltre i propri limiti, a qualsiasi costo.
Chris è disgustato dal consumismo e dagli agi ostentati della sua famiglia; il suo desiderio è quello di ritrovare il vero sé stesso, immergendosi completamente in quella natura selvaggia, dove non ci sono regole da rispettare e pressanti aspettative. Ascolta il fruscio degli alberi, lo scorrere dei ruscelli, impara a cacciare nei boschi e a costruirsi ripari per la notte e fuochi per l’oscurità. Inevitabilmente dimagrisce, ma nelle foto che scatta per immortalare alcuni momenti di quella sua nuova vita solitaria, il sorriso è sempre presente.

Ben presto inizia a scrivere un diario, dove annota avvenimenti e sensazioni: è questa la base del racconto dello scrittore statunitense Jon Krakauer, colpito e ossessionato a tal punto dalla vicenda di Chris, da impegnare tre anni della sua vita in scrupolose ricerche.
Chris venne trovato morto da un cacciatore, in un vecchio autobus abbandonato, quattro mesi dopo esser partito per le gelide terre oltre il Monte McKinley, la vetta più alta del Nord America. Il suo ultimo autoscatto (qui sotto) ha fatto il giro del mondo e l’autobus (da lui soprannominato Magic Bus) è diventato ormai meta di pellegrinaggio per molti curiosi, affascinati dalla sua storia.

Le cause del decesso sono ancora un mistero; nel corso degli anni si è parlato di assideramento e di morte per fame, ma l’ipotesi più probabile rimane quella delle erbe velenose, che Chris avrebbe ingerito inconsapevolmente, pensandole appartenenti ad una specie innocua.
Cosa può aver spinto un ragazzo dalle prospettive brillanti e dalla vita spianata a rinnegare tutto il suo passato, arrivando persino ad inventarsi un nuovo nome (Alexander Supertramp)? Ci saranno stati momenti di sconforto durante il viaggio? Quando Chris capì che andava incontro alla morte, avrà desiderato rivedere i genitori per l’ultima volta?
Jon Krakauer cerca di rispondere a tutte queste domande con attenzione, e servendosi di molte testimonianze, ma senza applicare giudizi. Ognuno è libero di leggere la vicenda di Chris come vuole; si può anche ritenerlo un pazzo esaltato, pieno di sé, incurante degli evidenti pericoli che poteva trovare lungo la strada. Fatto sta che lo scrittore, lontano dal voler fare del giovane un eroe, riesce a trasmettere al lettore delle immagini di grande forza evocativa, facendo riflettere sulla solitudine, sul rapporto tra uomo e natura, e sul senso della vita, senza finta retorica.
Se il libro è un bellissimo inno alla riscoperta di sé stessi, è inevitabile consigliarvi anche il film diretto da Sean Penn nel 2007, con protagonista il fenomenale Emile Hirsch nel ruolo di Chris McCandless. Straordinario!! Un ottimo regalo di Natale, magari abbinato anche al libro!
Un abbraccio!
Cat.
Titolo: Nelle terre estreme
Autore: Jon Krakauer
Editore: Corbaccio (Collana Exploits)
Pagine: 267
Anno: 2008
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