correva l'anno

Correva l’anno 1966…

Correva l’anno 1966 …

E nell’aria suonavano le note del brano “Dio come ti amo“ di Domenico Modugno.

Cari amici di EC_Shivers’ come potete vedere questa volta abbiamo fatto una capriola all’indietro di tanti anni e siamo finiti a metà degli anni sessanta. Molti di voi saranno nati diverso tempo dopo e forse storceranno un po’ il naso ritenendo poco interessante un viaggio in un anno così lontano, ma io, che ho la sfortuna di essere nato ancora prima, ho vissuto anche questo lontano periodo.

La scelta di questo artista, che per molti sarà semisconosciuto, ha una sua logica in quanto è stato il precursore di tutti i nostri cantautori ed uno dei cantanti italiani più famosi nel mondo.

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Domenico Modugno nasce a Polignano a mare (in provincia di Bari) il 9 gennaio del 1928 ed è scomparso il 6 agosto del 1994 a Lampedusa. Il padre di Domenico, Vito Cosimo che è comandante delle Guardie Municipali, nel 1935 viene trasferito a San Pietro Vernotico e questo fa si che Domenico apprenda il dialetto locale che assomiglia molto al dialetto siciliano. Ancora giovanissimo, grazie al padre, impara a suonare la chitarra e la fisarmonica e si appassiona alla musica. Nonostante questa sua passione i suoi primi passi li muove come attore di cinema e di teatro nei primi anni cinquanta. Contemporaneamente inizia anche la sua carriera di cantautore fino ad arrivare al successo del 1958, anno della sua partecipazione vittoriosa al Festival di Sanremo con la canzone “Nel blu dipinto di blu”, da molti conosciuta come “Volare”. Il successo è mondiale e la canzone, tradotta in tredici lingue, lo consacra come uno dei protagonisti della musica italiana.

Molti di voi forse non sanno che:

  • proprio a causa del vernacolo di San Pietro Vernotico, e del fatto che le sue prime canzoni sono state composte in questo dialetto, Modugno è stato considerato da molti, sbagliando, un cantante di origine siciliana.
  • La canzone “Nel blu dipinto di blu” è la canzone italiana più famosa nel mondo.
  • La canzone portata al successo dai Negramaro qualche anno fa, “Meraviglioso” è stata scritta ed interpretata da Modugno nel 1968 e scartata al Festival di Sanremo perché non ritenuta adatta alla manifestazione. Pur non avendo avuto tanto successo all’epoca le cose migliorarono un po’ in una riedizione degli anni settanta e comunque oggi è ritenuto uno dei brani più significativi dell’artista.
  • Renato Carosone e Domenico Modugno sono gli unici due cantanti italiani ad aver venduto le loro canzoni negli Stati Uniti senza aver dovuto incidere la versione in inglese.
  • è stato anche un uomo politico avendo militato nel Partito Radicale come Deputato e poi Senatore dall’anno 1987 al 1992
  • è stato uno degli artisti italiani che ha venduto più dischi con oltre 70 milioni di copie.

La canzone in questione, “Dio come ti amo”, è un altro successo del cantautore, una struggente canzone d’amore con la quale ha vinto il Festival di Sanremo di quell’anno in coppia con Gigliola Cinquetti.

“Nel cielo passano le nuvole
che vanno verso il mare
sembrano fazzoletti bianchi
che salutano il nostro amore
Dio come ti amo”

Ma il 1966 è stato anche l’anno dell’alluvione di Firenze, un evento che per i fiorentini della mia generazione rappresenta un tristissimo ricordo.

Nei primi giorni di novembre sull’Italia, nella zona centrale in particolare, si concentrò una eccezionale ondata di maltempo con dei violenti nubifragi. Il giorno 3, un giovedì, dopo due giorni di piogge ininterrotte, nel pomeriggio, sulla città si scatenò un temporale violentissimo che ingrossò diversi torrenti mentre in tutto il bacino dell’Arno la stessa eccezionale perturbazione faceva salire il livello del fiume ai livelli di guardia. Nella serata la pioggia incessante fece straripare alcuni fossi e torrenti nelle campagne del Valdarno Superiore vicino ad Arezzo e continuò a far gonfiare in modo preoccupante l’Arno. A Firenze, nonostante il maltempo, la vita continuò a scorrere normale, molte persone erano al cinema a vedere alcuni film in prima visione, uno dei quali, per uno strano scherzo del destino, era La Bibbia con le famose scene relative al diluvio universale.

Il giorno successivo era festivo e si sarebbe dovuto celebrare la festa delle Forze Armate e questa circostanza, l’unica positiva della vicenda, ha evitato di avere un bilancio in termini di vite umane di gran lunga superiore a quello realmente avuto.

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Durante la notte iniziò il disastro. Poco dopo mezzanotte l’arno cominciò ad uscire dagli argini a sud di Firenze, paesi come Montevarchi, Figline Valdarno, Incisa Valdarno, Rignano sull’Arno, Pontassieve, Le Sieci e Compiobbi vennero invasi dalle acque e più a monte il casentino rimase isolato; nel frattempo in tutta la Toscana si ebbero frane, smottamenti e straripamento dei fiumi. Una o due ore dopo a Firenze le fogne iniziano a far fuoriuscire acqua, il torrente Mugnone ruppe gli argini alle Cascine e l’Ippodromo e lo Zoo rimasero allagati. Poco dopo altre fognature esplosero per la forte pressione interna delle acque, l’arno iniziò a straripare alla Nave a Rovezzano, a Varlungo, San Salvi e Gavinana, fu solo questione di tempo e poi toccò a Bellariva, all’Oltrarno fino ad arrivare ad altre zone dall’altra parte di Firenze. Verso le cinque del mattino iniziò lo straripamento in Firenze, lungarno Acciaioli, Le Grazie e poi la Biblioteca Nazionale e tutto il centro storico. Un disastro!

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Come spesso succede in questi casi iniziò una grandissima gara di solidarietà da tutto il mondo a favore della nostra città. Dopo la fase di massimo pericolo cominciarono ad arrivare a Firenze da ogni dove volontari sia per aiutare la popolazione che per salvare l’enorme patrimonio artistico alluvionato. Ancora oggi si rammentano con grande affetto quelli che sono stati battezzati a quei tempi “Gli angeli del fango”, persone di ogni età, sesso, cultura e nazionalità che hanno aiutato i fiorentini a superare uno dei momenti più difficili dal dopoguerra ad oggi.

Personalmente di questa brutta esperienza ricordo soltanto alcuni particolari perché ero un ragazzetto e soprattutto perché la tragedia ci sfiorò soltanto. Casa nostra era nella zona sud di Firenze appena fuori dagli allagamenti, le acque erano arrivate ad un centinaio di metri nel grande parco di San Salvi ma non avevano invaso le strade adiacenti la nostra abitazione. L’unico momento di panico lo provammo il giorno successivo o quello dopo l’esondazione, non ricordo con esattezza, quando arrivò un frenetico passa parola che la diga di Levane aveva ceduto e quindi dovevamo scappare sulle colline vicine. Sono ancora impressi nella mia mente quei terribili attimi di panico durante i quali ognuno freneticamente si affrettava a prendere quel poco che poteva prendere e correva verso l’auto che ci avrebbe portato sulla collinetta vicina. Passammo qualche ora in una strada poco distante dal nostro quartiere a guardare la nostra Firenze ferita ed a cercare di capire se l’acqua stava realmente arrivando oppure il pericolo era scampato per la seconda volta. Eravamo in tanti e la strada era completamente bloccata dalle macchine, noi ragazzi, nella nostra incoscienza giovanile, riuscimmo anche a divertirci un pò ma i nostri genitori molto meno!

Cari amici mi piacerebbe continuare a raccontarvi ancora qualcosa di questa triste avventura ma si è fatto tardi… per cui vi saluto e vi aspetto per il prossimo viaggio nel tempo.
Mr.

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