Artemisia è una pittrice del Seicento ed ha subito violenza dal proprio maestro. Con un coraggio non certo frequente nella Roma bigotta di quei tempi, decide di denunciare e sottoporsi ad un processo, che si rivela quanto mai doloroso e umiliante. Tutti gli occhi sono puntati su di lei per capire se il suo racconto rappresenti la verità o una mera finzione ai danni di un uomo rispettabile. C’è già chi l’ha condannata a priori, in quanto donna. C’è chi chiede la prova della tortura e la ottiene. Artemisia soffre mentre le sue carni vengono contorte, ma non ritratta la sua posizione.
È proprio da questo episodio realmente avvenuto che parte Susan Vreeland, scrittrice amante dell’arte e della letteratura, per delineare la storia di una Donna con la D maiuscola, piena di passione e voglia di realizzarsi nella propria arte. Un personaggio forte e determinato, come lo sono quelli ritratti sulle sue tele, spesso al centro di scene brutali, ricche di dinamismo.
Negli anni Artemisia riesce a trasformare i sentimenti di rabbia e dolore, con cui ormai convive, in bellissime opere, che oggi sono esposte nei musei di tutto il mondo. Sembra infatti ormai certo che in uno di questi quadri, Giuditta e Oloferne, Artemisia abbia rappresentato niente meno che sé stessa nell’atto di uccidere il proprio violentatore. Giuditta non è rappresentata come i classici canoni vorrebbero, cioè come l’esile donna investita da Dio di un compito fondamentale, ma come una donna dalle braccia robuste, che trova in sé la forza necessaria per uccidere il nemico. È così che implicitamente Artemisia si vede: una donna che agisce secondo il proprio volere, senza subire quello di qualcun altro.
L’arte diviene fonte di vita, e la vita, intesa come insieme di esperienze anche negative, diviene la base dell’arte. Artemisia, con i suoi quadri immortali, scardina i valori e i preconcetti per dare la sua versione e lasciare a noi la libertà di accettarla o rifiutarla.
Sotto la penna capace di Susan Vreeland l’esistenza di questa donna così lontana dal nostro presente, sembra quanto mai vicina, profondamente umana. La si impara a conoscere e ci si ritrova nei suoi pensieri e nei suoi dubbi, nel suo modo di rapportarsi con gli altri. La si segue nei suoi molteplici spostamenti, da Roma a Firenze, dal suo matrimonio all’essere madre, all’ammissione all’Accademia (la prima donna ad ottenere un traguardo così ambito), fino in Inghilterra, dove si ricongiunge con il padre, che l’aveva sostenuta nella sua carriera di pittrice, ma che si era anche vergognato di lei durante il processo.
Tanto la narrazione riesce ad essere realistica, che quasi ci si dimentica della presenza dell’autrice dietro le quinte, perdendosi in una lettura avvincente ed emozionante, per conoscere l’esempio di una donna estremamente moderna, che usò l’arte e il suo innegabile talento come strumento di denuncia sociale.
Cat.
Titolo: La passione di Artemisia
Autore: Susan Vreeland
Editore: Beat (e anche Neri Pozza)
Pagine: 320
Anno: 2010
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