Narrativa straniera

RECENSIONE: “La moglie che dorme” di Catherine Dunne

Il suo primo romanzo uscì nel 1997 (La metà di niente) e fu subito un successo tradotto in molte lingue. Catherine Dunne aveva già dimostrato di saper arrivare al cuore delle persone, non solo dei personaggi che metteva in scena nei suoi libri, ma anche dei lettori che ne rimanevano affascinati.

Quello della scrittrice irlandese è uno stile semplice, ma non stupido, né zuccheroso (cosa che ormai avrete capito, io detesto in un libro). Le storie sono storie di tutti i giorni, spesso con protagonisti che ci sembra conoscere da sempre, con dubbi, problemi e gioie che non hanno niente di eroico. La Dunne descrive la semplicità, andando però a fondo dei pensieri e degli eventi, e lasciando nel percorso delle piccole briciole, come segnali premonitori per noi lettori di una futura rottura, di un crollo improvviso di quella apparente normalità. Così la Dunne riesce a catturare la tua attenzione e a conquistarti, e La moglie che dorme è sicuramente uno dei più riusciti in questo senso.

I protagonisti di questo piccolo libretto sono Farrell e Grace, una coppia ormai consolidata: il primo ha un passato da dimenticare (il padre violento e alcolizzato, la madre depressa, i fratelli affidati ai servizi sociali), la seconda è una donna bellissima e di condizione sociale superiore a quella di Farrell, ma è fragile e si fa spesso condizionare dal parere altrui. Quando però Grace ha scelto di sposare Farrell non ha ascoltato nessuno, se non il suo cuore: molti le consigliavano di lasciar perdere quell’uomo, che ritenevano un poco di buono, un portatore seriale di guai, e invece Grace ha stupito tutti. Ha voluto unire la sua solitudine a quella di lui, un artigiano dall’animo buono e gentile.

Per Farrell quel matrimonio ha significato non solo sposare la donna di cui era perdutamente innamorato, ma anche l’occasione del riscatto dai suoi fallimenti. Possibile, si chiedeva, che una donna così bella abbia voluto proprio me?

I primi tempi sono stati felici e spensierati, poi, in una crescente climax di ansia e gelosia, i ricordi del passato sono riaffiorati prepotentemente. Farrell si è trovato più volte a fare confronti tra se stesso e suo padre, e la somiglianza che ha visto crescere ogni giorno inizialmente gli ha ghiacciato il sangue, ma con il passare dei mesi non si è fatto più quelle domande.

Ha cominciato ad avere degli incubi, ogni movimento della moglie diventava segno di tradimento, gli incontri e i dialoghi con il padre di Grace erano taglienti e tesi, sottolineavano sempre la mancanza di un figlio, e le loro differenze sociali e caratteriali. Grace è sfuggente, a mala pena lo guarda, forse sta progettando di andarsene. L’ossessione di Farrell è sempre più cupa e l’uomo ha degli scatti d’ira che non aveva ormai da anni.

Quando infine arriverà il silenzio, sarà il segnale che la decisione definitiva, inevitabile e in qualche modo catartica e liberatoria è ormai stata presa, e non si può tornare più indietro.

Quanto si è schiavi del proprio passato e a cosa ci può portare questo? Quando e in che modo l’amore diventa ossessione e desiderio di possesso?

Sono le domande attualissime che si pone Catherine Dunne e a cui tenta di rispondere con una storia che è “nera” e drammatica fin dalle sue radici, anche se il finale sconvolge comunque in modo terribile. Non ci si abitua mai all’odio ed è giusto non farlo, ma dobbiamo agire per prevenirlo e combatterlo.

Cat.

Valutazione: 5/5
5stelle

Titolo: La moglie che dorme
Autore: Catherine Dunne
Editore: Tea
Pagine: 294
Anno: 2017
LINK AMAZON: La moglie che dorme

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4 pensieri su “RECENSIONE: “La moglie che dorme” di Catherine Dunne”

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