Il 20 marzo, ovvero oggi, uscirà il suo nuovo romanzo, intitolato La scatola dei bottoni di Gwendy, e beh, che ve lo dico a fare, è già nella mia lista dei desideri. Questa fantastica notizia mi ha fatto venir voglia di parlare di lui, di questo geniaccio dell’horror e del thriller, che ci fa stare col fiato sospeso e gli occhi incollati alla pagina, qualsiasi cosa scriva, dal semplice racconto al mastodontico romanzo di mille pagine.

Se lo chiamano Il Re non sarà certo solo un fatto di cognome!
Il libro di cui voglio parlarvi oggi si discosta un po’ dal solito genere a cui King abitua i suoi lettori, perché è interamente basato sul monologo: per più di duecento pagine una donna grassoccia, ruvida e sgrammaticata del Maine, di nome Dolores Claiborne, vi racconterà la sua vita, come cameriera e governante, poi come badante, e infine come presunta assassina della dispotica padrona Vera Donovan.
Il fatto strabiliante è che non ne verrete affatto annoiati, e in questo sta la grandezza di King: chi legge non è semplicemente lettore, ma è personaggio vivo della narrazione, in quanto rappresenta nella storia quegli agenti, che si trovano a dover ascoltare ed annotare la versione dei fatti di Dolores, dopo che il corpo di Vera è stato trovato esanime in fondo alle scale della maestosa villa in cui ella abitava, ed è stato appurato che Dolores fosse l’unica persona in casa al momento del fatto.
La donna, tutt’altro che debole e remissiva, come uno si aspetterebbe in questi casi, vi rivolge continuamente la parola, ma voi ovviamente non rispondete: è lei che si risponde da sola. In una battuta vi chiede un bicchiere d’acqua, poi impreca perché tardate ad arrivare e infine vi ringrazia, borbottando. Non intervengono altri personaggi a disturbare la scena: l’attrice principale è Dolores, e su di lei sono puntati tutti i riflettori.
Da questa fiumana di ricordi e di flashback tra il passato e il presente viene fuori una vita di soprusi ed angherie, di ore incessanti di lavoro, passate sotto la torturante direzione di Vera, una donna molto ricca, ma inacidita dai tradimenti del marito e dalla solitudine. Quando iniziò a lavorare per Vera, Dolores era molto giovane e si innamorò di quello che sarebbe diventato suo marito, un ubriacone di nome Joe, che non tarderà a picchiarla per i più futili motivi, dall’assenza della birra in frigo, alla cena non pronta la sera.
Dolores ingoia ogni maltrattamento, anche perché nel frattempo è nata una figlia, Selena, che riceve tutte le più tenere attenzioni del padre. Dolores lavora anche per Joe e mette da parte dei soldi per il futuro di Selena, ma tutto precipita quando scopre che il marito ha prosciugato il conto in banca e ha messo le mani addosso a Selena, per riceverne favori sessuali.
A quel punto Dolores si rifiuta di far finta di nulla, anche perché la violenza di Joe non riguarda più solo lei, ma anche la figlia. Architetta quindi un piano ben congeniato, che si realizzerà, quasi profeticamente, durante l’eclissi del 1963. La cosa ancor più sconvolgente sarà che, in qualche modo, tale piano le verrà ispirato proprio da Vera, che le concederà il pomeriggio libero, sussurrandole con sguardo significativo che a volte fare la carogna è l’unica cosa che rimane a una donna e che un incidente può essere il miglior alleato di una donna disperata. La ribellione è costata cara ad entrambe e presto scopriremo il perché.
Sul finale del romanzo si apriranno porte che prima erano chiuse, vedremo e capiremo dettagli prima completamente oscuri, assisteremo alle complicate dinamiche di un rapporto madre- figlia tutto da ricostruire, e inevitabilmente piangeremo per le esistenze di due donne (Dolores e Vera) socialmente molto lontane e diverse, ma umanamente così vicine da ispirarci un’inaspettata empatia.
Quelli che abitano il romanzo di King non sono, come in altri casi descritti dallo scrittore, mostri provenienti da mondi paralleli, zombie, fantasmi, o lupi mannari, ma sono dannatamente reali; sono un marito alcolista e violento e un altro traditore incallito, protagonisti ormai fin troppe volte dei casi di cronaca odierna, ma non per questo meno inquietanti.
Le vittime non sono descritte da King come poveri topolini in gabbia, seguendo uno stereotipo fin troppo abusato in questi casi, ma sono donne forti, consapevoli degli abomini che subiscono, e che alla fine decidono di dire no, e agiscono di conseguenza, sole, senza rivolgersi ad alcuna autorità. È giusto o è sbagliato farsi giustizia da soli, viene da chiedersi? King da la sua risposta; a noi sta valutare la situazione e decidere di conseguenza, ognuno secondo la propria onestà intellettuale.
Una prosa originale, lucida e tagliente, ricca di suspense e scorrevolissima (fatta forse eccezione per la claustrofobica sezione del pozzo, di cui però non posso dirvi altro!). Ho amato questo libro, ho pianto, ha fatto nascere in me molte riflessioni, ho adorato il modo in cui sono delineate le psicologie e i caratteri dei personaggi, e anche il film che ne è stato tratto nel 1995, con la fantastica Kathy Bates nel ruolo di Dolores (secondo me da Oscar!).
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E voi cosa ne pensate?? Scrivetemi!
Titolo: Dolores Claiborne
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer (collana Pickwick)
Pagine: 278
Anno: 2014
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2 pensieri su “RECENSIONE: “Dolores Claiborne” di Stephen King”