Narrativa italiana

RECENSIONE: “Il libraio di Selinunte” di Roberto Vecchioni

Ambientato in un imprecisato futuro, in cui le persone hanno dimenticato la bellezza delle parole dette e scritte, ma comunicano ormai solo a gesti, il libretto scritto dal Prof. Vecchioni è un inno alla riscoperta delle emozioni. Quelle che scaturiscono in noi grazie alla lettura e quelle di cui è pervaso il nostro animo quando ascoltiamo una storia e la nostra fantasia corre a immaginare personaggi e situazioni. La parola è luce e vita; è ciò che ci distingue dagli animali e ciò che ci permette di trasformare l’immateriale, ovvero il pensiero, in materia.

Selinunte è il luogo in cui si svolge l’antefatto di questa terribile perdita, è un microcosmo realmente esistente, ma che profuma di fiaba, come un po’ tutta la storia.

Nell’antica città siciliana, un giorno, con i suoi bauli colmi di libri, arrivò un uomo non attraente e ormai anziano: il nuovo libraio. All’inizio gli abitanti ne furono incuriositi: volevano scalfire la riservatezza di quell’uomo misterioso, capirne l’identità, indagare il perché egli sembrasse voler più leggere i libri, che venderli. Poi iniziarono i sospetti, i pettegolezzi, le malelingue, e il libraio divenne la panacea di tutti i mali, il capro espiatorio su cui far ricadere ogni propria insoddisfazione.

Solo un ragazzino, di nome Nicolino, ebbe il coraggio di distinguersi dalla diffidenza generalizzata. Ogni sera, con la complicità dello zio Nestore, si intrufolò nella libreria per ascoltare, ammaliato ed assorto, i racconti del vecchio.

Una sera, però, l’anziano libraio pronuncia una frase che Nicolino non si sarebbe mai aspettato: non ci sarebbero stati altri incontri; quello sarebbe stato l’ultimo. Una mano sconosciuta darà fuoco alla libreria, disperdendo tutto il sapere in essa contenuto. Anche il corpo dell’anziano libraio non verrà mai ritrovato e la città, quasi per magia o per pena di contrappasso, sarà condannata ad essere abitata da uomini, che sono ormai degli automi smemorati, totalmente incapaci di comunicare tra loro. L’unico che terrà ricordo di quel passato felice e che lo trasmetterà alle generazioni future, perché anche altri ne possano trarre insegnamento, sarà Nicolino.

Una fiaba moderna, che nella penna di Vecchioni diventa poesia. Si è sempre un po’ schiavi del pregiudizio quando si tratta di libri scritti da cantanti, ma questo è un caso ben diverso: Vecchioni è prima di tutto un professore e la sua passione per le materia umanistiche si sente tutta.

Molti sono i temi trattati: oltre alla voglia di riscoprire il valore della parola, come un tesoro troppo spesso depauperato dalle nuove tecnologie e dalla mania di essere sempre veloci ed immediati, troviamo anche il tema del pregiudizio verso il diverso, demonizzato perché non compreso. Una prosa leggera e scorrevole; una piccola perla dedicata a tutti coloro che sono alla ricerca di un libro breve, ma non per questo povero di contenuti.

Alla prossima!!

Cat.

Titolo: Il libraio di Selinunte
Autore: Roberto Vecchioni
Editore: Einaudi (collana Super ET)
Pagine: 78
LINK AMAZON: Il libraio di Selinunte

Valutazione:
5stelle

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3 pensieri su “RECENSIONE: “Il libraio di Selinunte” di Roberto Vecchioni”

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