correva l'anno

Correva l’anno 1985…

Correva l’anno … 1985

E nell’aria risuonavano le note del brano “Toffee“ di Vasco Rossi.

Cari amici di ECShivers’ dopo un periodo di silenzio, dovuto ad impegni lavorativi ed avasco-rossi-curiosita-concerti-4-740x492.jpg piacevoli situazioni familiari, eccoci di nuovo a parlare di musica e di cronaca degli anni passati. Questa volta andiamo nel 1985 grazie alla nostra rockstar Vasco Rossi. Come potrete ben capire parlare di un personaggio di questo calibro in poche righe è praticamente impossibile per cui mi scuso fin da subito con i suoi fans se sarò molto ermetico. Vasco nasce a Zocca, piccolo borgo sull’appennino Tosco-Emiliano al confine fra le province di Bologna e Modena, il 7 febbraio del 1952; la sua famiglia, come molte di quelle degli altri personaggi dei nostri articoli, è una famiglia comune, suo padre Giovanni Carlo fa il camionista e sua madre Novella è casalinga appassionata di musica. Contrariamente a quanto farebbe pensare il personaggio, Vasco trascorre un’infanzia serena ed è un ragazzo timido. Fin da piccolo frequenta una scuola di canto e si appassiona alla musica, già a 13-14 anni muove i suoi primi passi in questo mondo vincendo addirittura una manifestazione canora modenese. La sua indole ribelle nasce con l’esperienza della scuola Salesiana di Modena alla quale suo padre l’iscrive nel 1967 conclusasi la scuola media, è qui che evidenzia la sua intolleranza per le rigide regole dell’istituto e per i suoi compagni che lo sbeffeggiano per le origini paesane. Scappa due volte rifugiandosi presso una zia a Bologna e  suo padre, capita l’avversione per l’ambiente, lo iscrive all’Istituto Tecnico Commerciale di Bologna che frequenta continuando a vivere nel capoluogo in casa della zia. Successivamente viene iscritto a ragioneria e consegue il diploma nonostante non fosse la sua massima aspirazione. A Bologna entra in contatto con il mondo del teatro e vorrebbe iscriversi al DAMS, facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, per un corso di teatro alternativo ma, anche in questo caso, suo padre non approva e, nel 1972, lo fa iscrivere ad Economia e Commercio che lascia nel 1974 per iscriversi a Pedagogia che comunque lascerà a pochi esami dalla fine.

È nel 1975 che Vasco inizia il suo percorso musicale, in accordo con l’amico Marco Gherardi fonda a Zocca “Punto Radio” che diventa la prima radio libera  dopo che nel 1976 viene abolito il monopolio RAI e sul modello della quale nasceranno poi tutte le altre. Questa esperienza è fondamentale per la sua formazione, è showman e DJ nelle trasmissioni dell’emittente e nelle serate che questa organizza nei locali della sua regione dandogli una discreta notorietà locale. È proprio in queste serate che Vasco inizia ad esibirsi cantando e suonando con la chitarra canzoni sia di altri che sue.

In questa esperienza Vasco conosce Gaetano Curreri, attuale cantante degli Stadio, che loGaetano-Curreri.jpg convince a buttarsi definitivamente nel mondo della musica, nel 1977 pubblica il suo primo 45 giri, nel 1978 esce il suo primo album “…ma cosa vuoi che sia una canzone…” a distribuzione regionale, e l’anno successivo il secondo “Non siamo mica gli americani!” contenete una delle sue canzoni più famose Alba chiara. Da questi anni è iniziata la scalata al successo del grande “Blasco” che ci ha regalato canzoni che hanno fatto epoca come Vado al massimo, Bollicine, Vita spericolata, Siamo solo noi, Vivere, Sally, Rewind e tante altre fra le quali Toffee.

Non so se molti di voi sanno che Vasco:

  • è stato il terzo artista italiano a riempire di fans lo stadio di San Siro, era l’anno 1990, prima di lui ci erano riusciti Edoardo Bennato nel 1980 e Claudio Baglioni nel 1985.
  • ha tre figli maschi avuti da tre diverse compagne, due sono nati nel 1986, David e Lorenzo (riconosciuto successivamente) e Luca del 1991 avuto dalla sua attuale compagna, sposata nel 2012.
  • per celebrare i suoi 40 anni di carriera ha organizzato il primo luglio scorso a Modena, Modena Park 2017, il concerto con il record mondiale di spettatori paganti ( si parla di più di 225.000 persone).
  • Nell’aprile/maggio del 1984 ha trascorso diversi giorni in carcere a causa della cocaina, quel periodo non bello è comunque stato molto importante per lui perché gli ha permesso di cessare la dipendenza dalle anfetamine.
  • Ha partecipato personalmente per tre volte al Festival di Sanremo, due come concorrente, 1982 con Vado al massimo e 1983 con Vita spericolata, ed una come ospite nel 2005 durante la quale ha accennato Vita spericolata e cantato Un senso. Diverse altre volte ha partecipato come compositore di testi che hanno cantato altri artisti.
  • Ha ricevuto, nel 2005, una laurea “honoris causa” in scienze della comunicazione dall’IULM, Libera università di lingue e comunicazione, di Milano. La motivazione è legata al suo stile innovativo ed unico capace di colpire la sensibilità dei giovani.VASCO4.jpg

Per quanto riguarda il suo brano Toffee mi sono divertito ad andare sulla rete a cercare quali significati gli sono attribuiti e ne ho trovato uno che mi è particolarmente piaciuto, non so chi lo abbia scritto, perché l’autore è anonimo, e se è quello corretto ma la sostanza è la seguente:

Toffee è il soprannome di una donna, forse un’amica, e lui sogna di averci passato la notte insieme, di trovare il caffè pronto la mattina e, dopo aver fatto la doccia, di chiederle l’asciugamano ma è qui che il sogno si interrompe e compare la triste realtà della solitudine, a niente serve continuare a chiamarla”.

C’è chi sostiene che questa canzone sia legata al suo periodo in prigione ma l’unico a saperlo penso possa essere solo Vasco.

“Oh Toffee…Toffee…Toffee…
Oh Toffee…Toffee…Toffee…
…Toffee…..Toffee….
…..come…..sei già sveglia!…
Hai già preparato il caffè…
….saresti proprio una BRAVA moglie!…EHI?…
OOH Toffee…Toffee…Toffee…
ooh Toffee…Toffee…Toffee…
….Toffee…Toffee…
…..passami l’asciugamano!…
…..quello bianco….lì, sul divano!…
…..TOFFEE!!!…….
…..dai che c’ho freddo!!…TOFFEE!!….
ooh Toffee…Toffee….Toffee…
ooh Toffee….Toffee…Toffee…
…Toffee…Toffee….”

Dell’Italia del 1985 si possono ricordare tre eventi, il disastro di Val di Stava, l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani ed il dirottamento dell’Achille Lauro.

Il 19 luglio la frazione di Stava (provincia di Trento) viene spazzata via da una valanga di detriti e fango provocando la morte di più di 250 persone, in gran parte donne e bambini. La valanga, che ha avuto origine dal cedimento di uno dei due bacini di decantazione dei materiali di scarto della miniera a monte del paese, è il secondo grave episodio che sconvolge questa zona d’Italia dopo il disastro del Vajont. L’ennesimo caso di trascuratezza della sicurezza delle persone in nome del dio denaro.

La sera del 23 settembre nel quartiere del Vomero (Napoli), mentre rientra a casa dopo aver cercato dei biglietti per il concerto di Vasco Rossi (guarda caso stiamo parlando proprio di lui), viene assassinato Giancarlo Siani. Il giornalista del quotidiano “Il Mattino” è molto attivo nel denunciare il fenomeno della Camorra, della quale studia l’evoluzione e le strategie, ed è un personaggio assai scomodo per i clan della zona coinvolti nella lotta per il controllo del mercato della droga. Molti addetti ai lavori pensano che dietro a questo omicidio ci siano anche le inchieste da lui fatte riguardo alla collusione fra stato e malavita organizzata nella ricostruzione del post terremoto.

Il 7 ottobre il transatlantico “Achille Lauro” viene dirottato da 4 terroristi legati al Fronte per la liberazione della Palestina. Il gruppetto salito a Genova ed armato di tutto punto entra in azione quando la nave è in attesa del rientro della grande maggioranza dei passeggeri sbarcati per una visita guidata al Cairo. La notizia viene data al telegiornale da un giovane che diventerà un noto giornalista, Enrico Mentana. La vicenda, che vede l’assassinio di un disabile ebreo con passaporto americano, crea un certo attrito fra l’Italia del primo ministro Bettino Craxi e gli Stati Uniti d’America del presidente Ronald Reagan sulla questione mediorientale. I terroristi saranno arrestati nella base italiana di Sigonella dopo che tramite la mediazione di Abu Abbas (uomo di Yasser Arafat) erano riusciti a prendere un aereo egiziano messo a disposizione e poi intercettato dai caccia americani e costretto ad atterrare proprio nella base italiana. Soltanto dopo la conclusione della vicenda con l’arresto dei terroristi l’ “Achille Lauro” ripartirà dall’Egitto.

E del mio 1985 cosa posso dire? Posso dire che è stato un anno denso di avvenimenti iniziato con indosso la divisa verde da militare e finito con la prima trasferta lavorativa estera nella nordica Amsterdam; nel mezzo la nevicata da record del gennaio fiorentino, una breve supplenza all’Istituto Tecnico che mi aveva visto impegnato nel 1981 e l’assunzione in una delle maggiori aziende fiorentine.

Era un martedì sera, avevo già riconsegnato tutti gli abiti militari e mi apprestavo a passare l’ultima notte in caserma, la temperatura era molto rigida, eravamo sotto zero, e nella cameretta che condividevo con i medici dell’infermeria la stufetta elettrica stentava a mantenere una temperatura sufficientemente gradevole. Da qualche giorno Firenze era tutta bianca di neve e dopo qualche commento sulla giornata e sulle sensazioni per il congedo del giorno successivo ci addormentammo. La mattina del mercoledì appena sveglio mi affacciai alla finestra e, complice la situazione molto particolare, quello che vidi mi sembrò uno spettacolo da film di natale, tutto era bianco ed i suoni erano ovattati, l’atmosfera era più simile a quella di un albergo di alta montagna piuttosto che ad una caserma. Il tempo di fare colazione, di sbrigare le ultime formalità e via con il congedo in mano fuori dal grande portone della caserma. Percorsi con calma, a passi lenti ed attento a non scivolare, quella poca strada che mi separava dalla mia abitazione (ebbene si, avete capito bene, avevo avuto la sfacciata fortuna di fare il servizio militare nella caserma a me più vicina). Entrai in casa, dove  mia madre era intenta a fare le faccende, posai in un angolo il mio leggerissimo bagaglio, ed iniziammo a parlare della notte trascorsa e della grande nevicata che si  era abbattuta su Firenze. Nel pomeriggio subito dopo pranzo squillò il telefono, era una signora dell’ufficio personale di una delle più grandi ed importanti aziende fiorentine che mi comunicava che il giorno dopo, o quello dopo ancora, dovevo recarmi presso di loro per un colloquio di lavoro. Cortesemente feci presente che il giorno dopo dovevo andare in comune a firmare il congedo per cui ci accordammo per il giorno successivo, il venerdì. Nel frattempo le temperature erano scese velocemente ed in città erano arrivate addirittura a -22°C con enormi disagi per tutti i fiorentini. Il giovedì, armato di scarponi pesanti e macchina fotografica, partii a piedi per andare in comune a firmare il congedo, la neve era alta una ventina di centimetri e camminare richiedeva fatica ed attenzione per il sotto strato ghiacciato estremamente scivoloso. Lo spettacolo, per chi come me aveva la giornata libera, anzi la prima giornata libera dopo un anno di militare, era meraviglioso, tutti i suoni erano smorzati e le strade erano, nel primo mattino, candide perché il traffico era veramente minimo. Mi diressi verso l’Arno e lo costeggiai fino alla Biblioteca Nazionale, sembrava di essere in un altro mondo, il fiume era completamente ghiacciato e qualche temerario ci stava passeggiando sopra. Dalla spalletta la veduta del piazzale Michelangelo e di San Miniato era da fiaba e faceva rimanere a bocca aperta. Nelle stradine del centro erano tanti i contatori dell’acqua spaccati a causa del ghiaccio e tante erano le perdite, quando arrivai in Piazza della Signoria, davanti a Palazzo Vecchio, rimasi di sasso nel vedere il “Biancone” e la sua fontana completamente ghiacciati. Entrai feci il mio dovere e mi rincamminai verso casa continuando a scattare fotografie.

Il giorno successivo mi recai al colloquio che mi tenne occupato tutta la giornata, le cose andarono bene ed in attesa di fare le visite mediche per l’assunzione,  e dell’assunzione stessa, trovai anche il tempo di insegnare quasi un mesetto nell’Istituto Tecnico che conoscevo, sia perché era stato il mio Istituto, sia perché ci avevo insegnato quasi un anno nel periodo universitario. A metà febbraio iniziai il lavoro per quella che sarebbe stata la mia prima azienda  ed a novembre ebbi anche l’occasione di fare la mia prima missione all’estero, non mi sembrava vero, erano sensazioni bellissime e mi sentivo in grado di “conquistare il mondo”.

Nonostante siano passati più di trentanni nel ricordare questo periodo ho rivissuto le emozioni di quei momenti ed è stata una cosa bellissima.

Cari amici anche questo viaggio è finito, vi aspetto fra quindici giorni (giuro che non scomparirò un’altra volta), un abbraccio ed un saluto, Mr.

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