Non si parla molto di questo libro, lo si scopre per caso leggendo qualche rivista specializzata o curiosando con attenzione tra gli scaffali della libreria, o magari imbattendosi nel film che ne è stato tratto due anni fa dal titolo Lettere da Berlino (che vi consiglio vivamente di guardare), ma non appena si legge la presentazione non si può non pensare di inserirlo tra le letture immancabili nella vita.
Ognuno muore solo è una storia di resistenza tedesca al tempo di Hitler e del nazismo (e già questo fatto ci fa sobbalzare sulla sedia, visto che di resistenza conosciamo magari quella italiana e quella francese, ma spesso ci dimentichiamo, e lo fanno anche i media, che ci sono state decine di complotti contro il dittatore austriaco e che non tutta l’opinione pubblica era accecata dai suoi ideali).
Otto e Anna Quangel sono una coppia assolutamente normale in quegli anni. Lui lavora in fabbrica, lei è casalinga, ed insieme hanno un figlio, che ha lo stesso nome del padre e che si trova al momento, come tanti altri, al fronte.
Otto Quangel, il capofamiglia, non ha la tessera del partito, la moglie partecipa con indolenza ad alcune iniziative organizzate dal Reich per le donne, ma i due non si sono mai dichiaratamente espressi contro il regime, anzi, hanno sempre cercato di passare inosservati, di farsi toccare il meno possibile da tutto quello che accadeva intorno a loro. Un giorno, però, la postina del quartiere porta una notizia sconvolgente e le sorti dei due coniugi berlinesi mutano in modo irrimediabile. La morte del loro figlio in guerra da inizio alla lotta silenziosa ma logorante di due genitori feriti contro un sistema crudele e totalitario, che manda a morte i giovani e impoverisce la Germania.
In tutta la città iniziano ad apparire cartoline, lasciate furtivamente e scritte in modo tremolante ma incisivo; l’obiettivo dei Quangel è smuovere l’opinione pubblica, far sì che il popolo si ribelli, che altri, tornando a casa la sera, si mettano a scrivere cartoline di opposizione e dissenso. Il loro non è cieco eroismo; sanno bene cosa rischiano e sono anche ben consapevoli che molte delle loro cartoline finiranno alla polizia, ma questo non li scoraggia: l’importante è che le cartoline passino nel più ampio numero di mani possibili: tutti le devono leggere, tutti devono riflettere sugli errori madornali del nazismo.
Hans Fallada, pseudonimo di Rudolf Ditzen, trae la storia da un reale caso di cronaca, quello dei coniugi Hampel, e pubblica il libro nel 1946, poco prima di morire, dopo una lunga lotta contro alcol e stupefacenti. Si tratta quindi di un’opera scritta nell’immediatezza dei fatti e non decine di anni dopo. L’autore ha vissuto il periodo di radicalizzazione del nazismo, ha visto e sentito, si è reso ben conto di come stessero precipitando le cose, e non ha mai accettato, né favorito gli ideali hitleriani. La sua opera è densa di realismo e crudezza, e soprattutto è ben fondata, grazie ai numerosi documenti che Fallada ha potuto leggere e utilizzare (compresi gli atti di interrogatorio dei coniugi).
(Foto del web: A sinistra le foto segnaletiche dei coniugi Otto ed Elise Hampel; a destra una delle loro cartoline che recita: “La guerra di Hitler è la morte dei lavoratori! Comunque vadano le cose: niente pace col diabolico governo di Hitler! I tedeschi ragionevoli non possono non attestare che i nove anni dell’infame sistema nazista sono andati in fallimento!”)
Non a caso Ognuno muore solo è stato definito da Primo Levi il libro più importante sulla resistenza tedesca al nazismo. Ci offre infatti uno spaccato vivido della Berlino degli anni ’40, dove i protagonisti Otto e Anna Quangel si mescolano a tutta una miriade di personaggi ugualmente degni di nota: la postina Eva Kluge, che avrà il coraggio di abbandonare il partito e di affrontarne le conseguenze; suo marito, il perdigiorno, ubriacone e traditore Enno; la signora Rosenthal, anziana ebrea che viene nascosta segretamente in casa dal benevolo consigliere Fromm; il commissario Escherich, che si occupa delle indagini sulle cartoline e che finisce pestato a sangue dalle SS per la sua scarsa celerità nel catturare i colpevoli; la giovane Trudel, membro di una cellula di resistenza nella fabbrica in cui lavora; la famiglia Persicke, composta da ferventi ed esaltati filonazisti, e così via.
Fallada ci racconta di piccoli eroi, di povertà quotidiana, di meschinità, di perdita di ideali e valori, di gente che si attacca a qualsiasi falsa speranza e di un regime che fonda tutto sulla paura e che non si tira indietro dallo schiacciare chiunque la pensi in modo diverso.
Leggendo, si viene investiti da sentimenti contrastanti: paura, risentimento, disperazione, compassione: ogni personaggio smuove qualcosa nel lettore. C’è chi ha criticato il libro per qualche dialogo di troppo o per le eccessive 684 pagine; io credo che siano dettagli di poco conto di fronte all’importanza dell’opera, che è un forte monito all’indagine profonda e alla memoria di un periodo storico, di cui si è detto tanto, ma evidentemente ancora non tutto.
Prima di lasciarvi vi ricordo ancora il film, che ho sopra citato, Lettere da Berlino, uscito in Italia nel 2016, con Emma Thompson e Brendan Gleeson nel ruolo dei coniugi Quangel. Segue fedelmente la storia del libro di Fallada, anche se per motivi ovvi di tempo taglia molte delle storie secondarie.

Un abbraccio a tutti!
Cat.
Titolo: Ognuno muore solo
Autore: Hans Fallada
Editore: Sellerio
Pagine: 740
Anno: 2010
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Valutazione: 5/5