“L” come la parola Libero contenuta nel titolo dell’album del Banco del Mutuo Soccorso “Io sono nato libero”.
Alla fine del 1973 usciva il terzo lavoro del Banco del Mutuo Soccorso, dopo Banco del Mutuo Soccorso e Darwin, ambedue del 1972, ecco Io sono nato libero. Gli anni settanta sono stati importantissimi per la musica italiana, hanno visto nascere o esplodere realtà come la P.F.M (Premiata Forneria Marconi),B.M.S. ( Banco del Mutuo Soccorso), Le Orme, Gli Osanna, I Nomadi ed anche, se con stile completamente diverso i Pooh. In quei tempi, nel nostro gruppo di amici ma non solo, esistevano due correnti distinte, chi era appassionato della P.F.M. e chi era appassionato del B.M.S.; io ero un grande appassionato dei secondi perché mi sembravano meno “commerciali”. In seguito, col passare del tempo, tanto, mi sono accorto che erano due bellissime realtà e che meritavano ambedue di grande attenzione.
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Il disco in questione contiene soltanto cinque canzoni che trattano temi che sono tuttora attuali nonostante che siano passati la bellezza di quarantacinque anni!
Si va dalla condanna per la repressione della libertà di pensiero ad un inno alla libertà e dalla descrizione dell’alienazione nelle metropoli all’analisi degli effetti della guerra.
Le canzoni contenute nell’album sono:
Lato A
1- Canto nomade per un prigioniero politico
La storia di un condannato in attesa della sua esecuzione (ispirata al Golpe Cileno del 1973).
“Almeno tu che puoi fuggi via canto nomade
questa cella è piena della mia disperazione, tu che puoi non farti prendere.
Voi condannate per comodità, ma la mia idea già vi assalta.
Voi martoriate le mie sole carni, ma il mio cervello vive ancora… ancora.”
2- Non mi rompete
Un vero inno alla libertà nel suo massimo significato.
“Non mi svegliate ve ne prego
ma lasciate che io dorma questo sonno,
sia tranquillo da bambino
sia che puzzi del russare da ubriaco.”
Lato B
1- La città sottile
Una descrizione dell’alienazione dovuta alla vita in una città surreale.
“Travi, tubi senza dimensioni,
freddi quarzi invecchiati.
I tuoi mille ascensori di carta velina
che vanno su e giù senza posa,
nessuno che scende, nessuno mai sale.
Sottile non città che reggi tutto su niente :
ogni retta poggia su se stessa,
ogni curva su se stessa,
assurdi equilibri spostati.”
2- Dopo … niente è più lo stesso
Un soldato dell’Armata Rossa che, finita la seconda guerra mondiale, torna a casa.
“Torna l’uomo con la sua stanchezza infinita.
E sono questi i giorni del ritorno
quando sui canneti volan basse le cicogne
e versano il candore delle piume
dentro i campi acquitrinosi, e poi fra i boschi volan via.
Sono questi i giorni del ritorno
rivedere viva la mia gente viva,
vecchi austeri dalle lunghe barbe bianche
le madri fiere avvolte dentro scuri veli.
E piange e ride la mia gente e canta…
allora è viva la mia gente, vive.”
3- Traccia ll
Strumentale.
Cari amici finisce qui questo nostro viaggio all’interno della lettera “L”.
Con molta onestà non vi nascondo che provo un po’ di nostalgia per questi album che erano densi di contenuti che stimolavano riflessioni e tenevano in esercizio la mente. L’idea di riproporli o di farli conoscere per la prima volta mi dà grande soddisfazione perché ritengo che facciano parte della nostra cultura musicale.
Un cordiale saluto, Mr.
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