Narrativa straniera

RECENSIONE: “Oggetto d’amore” di Edna O’Brien

Titolo: Oggetto d’amore
Autore: Edna O’Brien
Editore: Einaudi
Pagine: 364
Anno: 2016
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VOTO: 5/5
5stelle

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TPSR

Edna O’Brien, nata in Irlanda nel 1930, è una delle scrittrici più affascinanti del nostro tempo. È autrice di romanzi, saggi, sceneggiature teatrali e raccolte di racconti, come quella di cui voglio parlarvi oggi. Di recente Einaudi ha pubblicato anche il suo ultimo romanzo uscito in Inghilterra nel 2015, dal titolo Tante piccole sedie rosse… penso proprio che entrerà nella lista delle mie prossime letture!

Per adesso, però, voglio dedicarmi ad Oggetto d’amore, che, come vi ho già anticipato, è una raccolta di racconti, ben 17, ognuno dei quali riesce a scrutare da differenti prospettive l’animo femminile e il suo rapporto con un sentimento misterioso e sconvolgente : l’amore ovviamente.

A volte è difficile leggere un intero libro di racconti, spesso se ne confondono i dettagli e le trame, i personaggi e gli intrecci, arrivando al termine con un pugno di mosche, ammettendo: ho letto dei racconti, ma non ne ricordo nemmeno uno.

Ecco, con Edna O’Brien questo problema non lo incontrerete. La scrittrice ha lo stesso talento della sua coetanea canadese Alice Munro: non c’è racconto che non rimanga impresso, basta avere la giusta pazienza. Per essere davvero compreso e per così dire “digerito”, ogni gioiellino ha infatti bisogno di un po’ di tempo che lo separi dal successivo (almeno questa è la tecnica che adotto di solito io per opere del genere, evitando di divorarle convulsamente). Un libro di racconti è quindi perfetto per coloro che non leggono 100 pagine  al giorno o giù di lì, ma preferiscono piccole dosi diluite durante la settimana; i racconti della O’Brien si mantengono tutti entro la cifra ragionevole delle 40 pagine, ma danno una soddisfazione quasi identica a quella che si proverebbe leggendo 17 romanzi diversi.

Il mio preferito? Difficile scegliere, perciò vi nominerò quelli che ho apprezzato di più. Ai primi posti c’è sicuramente Bagordi irlandesi, dove la diciassettenne Mary, entusiasta dell’invito ricevuto dalla signora Rodgers, si veste a festa per scendere in paese. Nel suo cuore spera di rivedere un ragazzo straniero incontrato due estati prima. La serata sarà una delusione sotto ogni punto di vista e Mary tornerà alla fattoria, dove vive insieme ai suoi genitori, più matura e con molte nuove consapevolezze.

Ho ammirato anche lo stile delle Signorine Connor, borghesi che abitano distaccate dal volgo e che non rivolgono parola ad anima viva. La loro descrizione è fenomenale e fa sorridere il modo in cui i poveri paesani muoiono di curiosità nei loro confronti, montando castelli in aria riguardo al loro possibile stile di vita e alla loro rigida riservatezza. Non voglio anticiparvi nulla sullo sviluppo della storia, ma ne vedrete delle belle.

Il racconto La bambola è di appena dieci pagine , ma riesce ad insinuare nel lettore un’amarezza profonda e fa riflettere sulla banalità del male e dell’odio. Stessa cosa vale per Una donna scandalosa e La vedova: quanto male possono fare i pettegolezzi della gente? La O’Brien analizza le reazioni psicologiche dei suoi personaggi senza pedanteria, ma con un’eleganza e una sobrietà che riescono a scuotere e toccare più di qualsiasi dettaglio. Tema ricorrente in molti racconti e che aiuta questo tipo di indagine fatta dalla scrittrice è il sogno, sia esso visto come anticipazione sconvolgente del futuro o come drammatico frammento del passato, o ancora come proiezione inconscia di desideri e paure.

Il tappeto è invece un commuovente spaccato della vita contadina irlandese, che non può permettersi lussi e stravaganze, ma che è destinata fin dalla nascita a sgobbare per sopravvivere. La consegna assolutamente inattesa di uno stupendo e costosissimo tappeto può essere quindi una scintilla di speranza per una famiglia che ormai non si aspetta più niente dalla vita.

Leggeri tocchi di innamoramenti lesbici si percepiscono in Suor Imelda e in Una rosa nel cuore di New York. La O’Brien pone qui una sottile, ma allo stesso tempo evidente denuncia contro i comportamenti oscurantisti e bigotti della chiesa cattolica irlandese, che nei confronti di quelle tendenze, definite orribili e contro natura, preferiva la repressione ferrea o la vergognosa indifferenza.

Il nostro spazio è giunto alla fine, ma spero davvero di aver innescato la vostra curiosità, e se avete già letto questo libro aspetto i vostri commenti qua sotto! A martedì prossimo!

Cat.

 

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