Titolo: Le streghe di Atripalda
Autore: Teodoro Lorenzo
Editore: BradipoLibri
Pagine: 220
Anno: 2017
LINK D’ACQUISTO AMAZON: Le streghe di Atripalda: Racconti di sport
Voto: 4/5
Ero quasi sicura che una raccolta di racconti sullo sport non mi sarebbe piaciuta; la pensavo piena di dettagli tecnici e schemi di formazioni, una noia mortale, insomma, per una quasi profana come me, e invece, già quando ho iniziato a leggere l’introduzione, ho cominciato a ricredermi. Non bisogna infatti essere necessariamente dei praticanti di sport per apprezzare questo libro, né tanto meno dei fissati con il fitness, la forma fisica o il conteggio delle calorie. Bisogna essere semplicemente esseri umani che apprezzano una buona lettura.
È quindi con grande piacere che oggi vi parlo de Le streghe di Atripalda, seconda opera dell’ex calciatore professionista Teodoro Lorenzo, e contenente, come la prima (Saluti da Buenos Aires), 14 racconti di sport.
Chi scrive questa raccolta ama lo sport con tutti i muscoli del suo corpo, e si vede. Nonostante il passaggio dal campo da gioco all’avvocatura, Teodoro Lorenzo non ha mai veramente attaccato gli scarpini al chiodo. Ma tra amare lo sport e scriverne dei racconti pensavo ci fosse un abisso pericolosamente scosceso.
E invece l’autore ha scelto di non parlare alle nostre gambe o alla nostra pancia, ma al nostro cuore e ai nostri sentimenti. Lo sport è il palcoscenico su cui vanno in scena sprazzi di vita di persone assolutamente normali, tutte del Nord Italia e tutte vissute all’incirca tra gli anni ’50 e i ‘70 (l’autore gioca in casa, visto che è nato a Torino nel 1962). Lo sport è una sorta di unico comune denominatore, che lega tutti i protagonisti. C’è chi ha bisogno di riscatto, chi vuole dimenticare il passato, chi invece vi si aggrappa con tutte le sue forze e chi ha un’affamata voglia di crescere: ognuno trova nello sport la strada per riscoprire se stesso.
Gli sport menzionati sono tantissimi, da quelli più gettonati a quelli più particolari, dal ciclismo, al judo, al tiro con l’arco, al lancio del disco e alla lotta greco-romana (e mi fermo qui perché sennò la lista sarebbe lunghissima). Ogni attività viene individuata con attenzione, ma senza dettagli pedanti e senza la presunzione dell’esperto che vi guarda dal piedistallo. Ciò che si percepisce subito è che l’autore non pensa allo sport solo come attività fisica, ma anche come una sorta di strumento educativo e di mediatore di cultura.
Oggi forse abbiamo perso la consapevolezza di quanto lo sport sia importante, soprattutto nella fase adolescenziale; siamo troppo presi dall’agonismo, dalla voglia di primeggiare; vogliamo salire tutti sul podio, preferibilmente umiliando chi concorre insieme a noi. Teodoro ha in questo il merito di riportarci invece a un’epoca d’oro, in cui nel gareggiare si manteneva sempre il rispetto per l’avversario e non esistevano superuomini schiavi degli sponsor. L’epoca di Coppi e Bartali prima e di Dino Zoff poi, per intendersi, quando lo stesso Teodoro non era altro che un bambino, quando lo sport univa (e non il contrario), e quando fuori dalla competizione, vincitore e sconfitto si ritrovavano, per parlare e confrontarsi, magari davanti a un bicchiere di vino.
Ogni racconto ha perciò dentro di sé un messaggio morale di tutto rispetto, dall’unione fa la forza, alla necessità di valorizzare lo sport come palestra di vita, cioè come strumento essenziale per migliorare il nostro stare con gli altri e sviluppare i nostri migliori sentimenti, quali l’altruismo e lo spirito di inclusione.
La scrittura nel suo complesso scorre ed è ben curata, ma in alcuni punti risulta un po’ ridondante e ripetitiva; qualche periodo in meno avrebbe reso il tutto ancora più godibile da parte del lettore. Rimane comunque un’opera oserei dire innovativa per costruzione e contenuto, e in più adatta a tutte le età, visto che l’autore vi ha inserito bambini, giovani adolescenti, cinquantenni e persino anziani.
Voi cosa ne pensate?? Scrivetemelo qui sotto nei commenti! Il nostro appuntamento è come sempre a martedì prossimo!
Cat.