Cari Shivers è la prima volta che partecipiamo ad un blog tour e dobbiamo ringraziare Serafina Lomaisto per averci contattato, scelto, ed aver affidato a noi una tappa della promozione del suo romanzo, “Eterno contrasto, perfetto incastro”, in uscita il primo dicembre.
In questa tappa l’autrice risponderà a una breve intervista, le cui domande non sono state scelte da noi di EC_Shivers’ ma dai nostri followers di Instagram!!
Anche per questo motivo, l’idea di partecipare al blog tour ci è sembrata bellissima e strutturata in maniera originale!
Dopo l’intervista troverete anche tutti i dati del romanzo di Serafina.
LE VOSTRE DOMANDE A SERAFINA LOMAISTO
Dove hai trovato l’idea per la copertina? E perché la scelta di una copertina del genere?
L’idea della copertina nasce da un’emozione che volevo trasmettere e l’avevo immaginata così. Ho cercato su internet un’immagine che mi piacesse e mi sono innamorata di una simile a quella proposta alla fine, l’ho ridisegnata e ci ho aggiunto la ragazza con le ali sotto perchè riprende la trama. Guardando il risultato finale so che questa immagine racchiude davvero tutto il libro. Inoltre mi piaceva l’idea della copertina disegnata perchè è poco comune, quindi avrebbe reso il mio libro originale o perlomeno diverso. Per la scelta del colore c’è stata una vera e propria battaglia tra me e me, ma alla fine la voglia di offrire un qualcosa di ricercato ha avuto la meglio.
C’è stato l’aiuto di un illustratore o l’hai creata tu?
Il disegno di base è stato fatto a mano da una persona che conosco poi un professionista si è occupato della digitalizzazione e infine mio cugino l’ha reso la copertina attuale. Ho scomodato parecchie persone per realizzare il mio desiderio ma di certo non posso lamentarmi per il risultato ottenuto!
Come ti è venuta l’idea di scrivere questa storia?
Dal nulla. Avevo voglia di scrivere, ho avuto il mio solito lampo di genio incompreso e ho cominciato senza sapere dove mi avrebbe portato. In realtà io volevo darle una direzione ma lei ha deciso da sè che avrebbe voluto percorrere un’altra strada. E’ come se fosse già scritta dentro me e aspettasse con ansia che io prendessi in mano la penna per scivolare ed imprimersi su carta… e fu così che divento un libro!
Quali sono le emozioni provate nello scrivere questo libro?
Forti, sono state emozioni molto forti e non lo dico solo per fare bella figura. Questo libro l’ho vissuto a pieno, non ne sono mai stanca e mai sazia. Sono stata felice quando i personaggi sorridevano ma anche confusa quando si son trovati di fronte a delle scelte da compiere; tristissima in alcuni punti (che fatico ad accettare ancora ora, come molti di voi!), persa ma anche speranzosa. A tratti ho provato anche un’angoscia così profonda che non riuscivo a dormire serenamente e chi ha letto il libro sa bene a cosa mi riferisco. Ho vissuto con la loro storia, per questo tengo molto a questo libro: è stato come averlo partorito!
Ti sei sentita in qualche modo toccata da quanto hai scritto?
Sì, come se stesse accadendo tutto a me. Sono stata, e lo sono ancora ora ogni volta che lo leggo, protagonista come ognuno di loro. Poi essendo una storia abbastanza reale non è stato difficile calarsi nella parte. Mi sono rimasti dentro come una storia vissuta realmente, come un ricordo ben conservato nella memoria, tutto è parte di me.
Quanto di te c’è nei personaggi del libro?
Questo libro è una parte di me. Dentro ci sono parti del mio essere, le mie paure, i miei desideri, le mie aspettative. E’ pur sempre una mia creatura! Io non credo a chi dice che è tutto frutto della fantasia perchè anche la fantasia è una nostra invenzione, quindi siamo noi che ci riflettiamo nelle parole che poi scriviamo. Non a caso si dice che se vuoi conoscere uno scrittore devi saper leggere tra le righe!
Ci sono scrittori che ti hanno influenzata nel tuo percorso di scrittrice e in questo romanzo?
Credo che inevitabilmente ogni libro letto mi ha lasciato qualcosa dentro ma quello che più mi ha colpito e influenzato per questo libro è stato “Raccontami di un giorno perfetto” di Jennifer Niven. Da lei ho preso spunto per narrare secondo più punti di vista. Poi il mio autore preferito è Carlos Ruiz Zafon, non ho altro da aggiungere.
Nel tuo romanzo parli di una storia ambientata durante il periodo della maturità, ma nella tua vita reale è un periodo che ti ha segnato?
La maturità? Assolutamente sì! E’ uno dei periodi più importanti nella vita di ognuno, credo, perchè è il passaggio dall’essere bambino all’essere adulto. E’ il momento in cui il tuo ruolo nella società cambia; è il momento in cui devi cominciare a percorrere realmente la tua strada. Per me è stato il momento in cui ho conosciuto l’ansia perchè non sapevo cos’avrei voluto fare “da grande” e una volta che mi hanno tolto il dovere della scuola mi sono ritrovata catapultata in una vita troppo veloce e pretenziosa per la mia visione del mondo. Posso anche affermare però che una volta intrapresa una strada, una qualsiasi, anche quella sbagliata, si comincia a vedere la vita con occhi nuovi. E’ una rinascita, mettiamola così.
Quali sensazioni/stato d’animo provi per questa nuova pubblicazione?
Paura mista a soddisfazione. Credo sia normale aver paura di fallire, di deludere i lettori, di creare fraintendimenti, di non riuscire a lasciare il segno. Però sono consapevole di tutto ciò, è impossibile piacere a tutti però spero di limitare i pareri negativi. Oltre a questo però sono anche molto soddisfatta del mio lavoro, dell’impegno che ci ho messo per renderlo reale e di tutto ciò che mi ha lasciato questo libro, comunque vada.
Cosa si prova nel vedere prendere forma i propri sogni?
E’ emozionante. Come quando una persona cara ti regala un fiore senza che ci sia un motivo, solo per il piacere di farlo. Provo quella gioia euforica che mi rallegra tutta la giornata e viaggio leggera tra le nuvole. I miei libri sono il mio rifugio, la mia speranza, la possibilità di essere me stessa a pieno senza sentirmi sbagliata.
Scrivere libri non deve essere per nulla facile! Ci vuole fantasia, pazienza, ecc… ora vedi il tuo libro finito, cosa provi?
Quando ho preso il mio primo libro in mano ho iniziato a saltare come una bambina, avevo le lacrime agli occhi. Invece per il secondo è stato qualcosa di più profondo, un gioire in silenzio ma sentire il cuore soddisfatto, completo. Non saprei spiegare questa sensazione. Ogni volta che lo prendo in mano, lo accarezzo e mi sento un tutt’uno con lui.
Ringraziamo Serafina per aver risposto a tutti voi con grande entusiasmo! E ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato scrivendoci le domande!
ETERNO CONTRASTO, PERFETTO INCASTRO
Titolo: Eterno contrasto, perfetto incastro
Autrice: Serafina Lomaisto
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TRAMA
Gaia è una diciottenne, prossima alla maturità, che conoscerà l’amore per caso e si ritroverà incastrata in questo sentimento dalle mille sfaccettature. Conoscerà il sapore dell’essere donna tra forza e fragilità, tra conoscenze e perdite, tra sconfitte e cambiamenti. Farà scelte dettate dalla paura di soffrire o far soffrire. Così, spesso, preferirà lasciar scorrere il tempo senza realmente viverlo, ma la vita non è una sprovveduta: offre nuove possibilità a chi sa coglierle. In questo viaggio Gaia non sarà sola, anzi. Ci sarà chi cambierà con lei e si ritroverà ad essere causa e soluzione di queste scelte. E’ un libro che affronta temi molto forti ma senza perdersi d’animo; dal punto di vista di ragazzi molto giovani con alle spalle situazioni più o meno complesse. E’ emotivamente molto intenso e ci sono molte personalità che si incontrano, e scontrano.
ESTRATTO
Era la metà di aprile quando, studiando in biblioteca per gli esami di Stato, incontrai un ragazzo, poco più grande di me. Si chiamava Marco, era simpatico e gentile. Non era proprio il mio tipo, però mi chiese di prendere un caffè insieme, ed io non rifiutai.
Dopo il caffè arrivò l’appuntamento. Mi aveva invitato a fare una passeggiata prima di andare al cinema con altri amici. Ero emozionata, era passato tanto tempo dal mio ultimo appuntamento con un ragazzo. Non sapevo cosa mettere. Provavo e riprovavo finché non optai per i miei amati jeans e le mie Converse blu, abbinate alla maglietta.
L’appuntamento era al parco vicino casa mia. Non avevo ancora capito se lui abitasse da quelle parti o veniva fin lì solo perché era il posto più vicino a casa mia. Insomma, arrivai con dieci minuti di anticipo. Preferivo aspettare io piuttosto che sfilare davanti a lui in totale imbarazzo mentre mi aspettava, magari anche infastidito.
Nonostante fossi in anticipo lui era già ad aspettarmi, seduto su una panchina. Capelli spettinati, camicia a quadri, jeans e Converse: un bel tipo, diverso dal solito. Mi salutò… ci sedemmo e io imbarazzata continuavo a giocherellare con le mani guardando a terra, fin quando lui prese la parola e disse: «Beh come è andata l’interrogazione?»
«Bene, bene» risposi sorridendo e guardandolo negli occhi.
Sembrava piuttosto divertito.
«Ci siamo visti per parlare della mia interrogazione?» dissi ironicamente e con aria di sfida. «Se vuoi possiamo anche smettere di parlare» disse ridendo mentre io abbassai lo sguardo per l’imbarazzo. Dov’erano le mie risposte taglienti e provocanti? Tutto taceva dentro la mia testa ma il cuore mi batteva forte. Era bello averlo accanto.
«Vieni. Ti faccio vedere una cosa» dissi alzandomi e prendendolo per mano. «Dove andiamo? Mi devo preoccupare?» continuava a parlare ridendo. Era davvero difficile spegnere il suo buon umore e il suono della sua risata echeggiava nella mia gabbia toracica al ritmo del mio cuore.
«Forse, o forse no. Dipende se ti fidi di me» lo guardai dritto negli occhi smettendo di camminare. Ero seria. «Mi fido» disse prendendo il mio viso tra le mani e lasciandomi un bacio sulla guancia. Gli sorrisi. «Fai bene» lo minacciai ironicamente mentre entrambi scoppiammo a ridere.
Camminammo ancora per un po’, ammirando ogni particolare che ci circondava. Gli facevo notare ogni fiore, ogni albero, ogni singolo dettaglio. Conoscevo bene quel parco. Ci ero cresciuta e quando ero piccola venivo sempre con i miei genitori. Mio padre era un ottimo compagno di giochi. Mia madre è sempre stata più razionale, e mentre io e papà ci sporcavamo nell’erba, lei era sempre lì a rimproverarci.
«Guarda che bello qui. Si vede tutto ma nessuno ti vede» dissi, sedendomi ai piedi di un albero dietro ad alcuni cespugli altissimi che sembravano coprire il panorama. Parte del parco e della città si estendevano sotto i nostri piedi ma per me quel posto era qualcosa di più. Era il mio posto. Il posto in cui mi rifugiavo quando le cose non andavano bene. Il posto dove mio padre mi disse dei miei nonni, morti a seguito di un incidente. Avevo scoperto questo posto con lui e, seduti qui dietro, fantasticavamo sul futuro.Ero solo una bambina ma già avevo le idee chiare. “Voglio la casa rossa. La compriamo?” chiedevo ingenuamente a mio padre, mentre lui e mia madre lottavano per avere un altro figlio.
«Gaia è bellissimo qui» mi disse sorridendo con gli occhi colmi di meraviglia. C’era però qualcosa che mi impediva di condividere con lui tutti i miei ricordi. Forse non era ancora il momento. Persa in questi dubbi non mi accorsi che Marco mi fissava.
«Che c’è?» chiesi.
Lui mi guardò negli occhi e mi baciò, ed io mi lasciai andare. Alla fine al cinema non andammo. Restammo a guardare le stelle e a raccontarci un po’ di noi. Ci ascoltavamo rapiti, soprattutto io dalla sua percezione della vita. Sorrideva, ad ogni problema, ad ogni ostacolo, lui era sempre pronto a sorridere alla ricerca di una soluzione.
Quando tornai a casa trovai i miei genitori sul divano a guardare la televisione, o a far finta di farlo.
«Buonasera» dissi fingendo di essere triste. Sapevano che dovevo uscire con lui e, come ogni genitore, non riponevano molta fiducia in quel ragazzo. Era comunque più grande di me, e per loro continuavo ad essere una bambina.
«Com’è andata?» chiese impaziente mia madre. «Benissimo» gli sorrisi correndo ad abbracciarli. Gli raccontai qualcosa, tenendo i dettagli per me. Da quel giorno i miei sonni furono tranquilli e felici.