Scrittori Emergenti

Io Leggo Autori Emergenti: Intervista a AMALIA FRONTALI e AMARYLLIS L. MEDLAR

Buongiorno Piccoli Shivers!!

Dopo le vacanze di Natale e un mese di stop torna sul blog un’intervista rivolta ad un autore emergente.
Questo progetto nasce in collaborazione con il gruppo Facebook “Io Leggo Autori Emergenti” una community che si pone l’obiettivo di far conoscere ai lettori le opere di tanti scrittori esordienti. Il gruppo è poi collegato alla pagina “Bookshop – letterature d’esordio”, nel cui catalogo potete trovare tutti i loro libri, che spaziano tra generi e stili molto diversi tra loro.

Ogni mese, come vi abbiamo già accennato, viene scelto un genere letterario da approfondire, e noi insieme ad altri due blog, intervisteremo un autore emergente che ha scritto un libro inerente al tema.
Per questo mese sono stati scelti i ROMANZI STORICI, dei quali trovate una bellissima introduzione nel blog BOOK-TIQUE che vi invitiamo a leggere!
Le autrici collegate a questo genere son ben due!
Troverete l’intervista di seguito, si tratta di AMALIA FRONTALI e AMARYLLIS L. MEDLAR e il loro libro “Il prezzo della sposa”.


INTERVISTA A AMALIA FRONTALI e AMARYLLIS L. MEDLAR

Innanzitutto, benvenute nel nostro blog! Pronte per la nostra intervista? Cominciamo subito!

Il vostro romanzo “Il Prezzo della Sposa”, è un romanzo epistolare a narrazione corale: da cosa è derivata questa scelta così particolare?

L’intero romanzo, dall’impianto narrativo alle singole lettere sono il prodotto della spinta creatrice dei personaggi. Amaryllis aveva concepito, per il suo romanzo Polaris, una serie di personaggi davvero promettenti, di quelli un po’ prepotenti, ai quali le loro pagine e i loro capitoli stanno stretti. A furia di parlare dei personaggi e dei retroscena e di immaginare il loro passato e il loro futuro, è venuta fuori, in migliaia e migliaia di righe di chat agli orari più assurdi, la seconda generazione di personaggi, che volevano assolutamente dire la loro. E per farli parlare in tanti, ciascuno con le sue parole, e consentirgli di offrire la propria visione del mondo e la propria prospettiva dal nodo in cui si trovano nella rete di relazioni, l’unico modo era l’epistolario corale.

Scelta non semplice, dal punto di vista della coerenza interna (considerando una ragionevole ipotesi di tempi di latenza dovuti al servizio postale vittoriano), ma di grandissima soddisfazione, al punto che sono venuti fuori ben quattro volumi in pochi mesi.

Leggendo la trama del libro, in cui la giovane protagonista, è una giovane provetta scacchista di Ann di Salmis, una domanda ci sorge spontanea: anche voi sapete giocare a scacchi?

Entrambe pochino e maluccio. Ma abbiamo studiato. In effetti il mondo vittoriano degli scacchi è molto affascinante; verso la metà del secolo il gioco divenne improvvisamente di gran moda e, nell’ansia di procurarsi avversari al di fuori del circolo ristretto delle conoscenze dirette, si giocava sovente per corrispondenza, proprio come i nostri personaggi, dunque con tempi morti che permettevano e aiutavano l’analisi approfondita della scacchiera e la predizione delle mosse dell’avversario.

Tutte le mosse di scacchi che compaiono nelle lettere sono realmente giocabili e quelle della partita fra Ivan e Ann nei lunghi mesi della loro separazione sono tratte da una famosissima partita vittoriana, l’Immortale, giocata nel giugno 1851 fra il miglior giocatore riconosciuto dell’epoca, Adolf Anderssen e Lionel Kieseritzky.

Gli scacchi sono un gioco profondo, di attese, di silenzi e di sacrifici e una facile, ma nient’affatto lineare, metafora dei rapporti umani; come dirà uno dei nostri personaggi, «gli Scacchi sono la Vita.»

Differenze di censo, scontro tra ricchezza e povertà, sono alcuni dei temi portanti del tuo romanzo. La giovane Ann è una nobile svedese, ma questo non le impedisce di stringere una bellissima amicizia con Ivan, il figlio di famiglia di mezzadri che lavora per i Principi Kuragin. Questo nome ci ha fatto saltare dalla sedia: un omaggio a Tolstoj e al suo capolavoro “Guerra e Pace”, o una semplice coincidenza?

Indubbiamente, la seconda metà dell’Ottocento è per la storia europea un periodo di forte contraddizioni. La Svezia, dove Ann e il suo gemello Sven crescono da privilegiati, è da molti decenni un paese all’avanguardia: si pensi che erano previsti sussidi per le ragazze madri e che l’analfabetismo, già negli anni ‘60, interessava solo il 10% della popolazione, contro il 90% della Russia. L’Impero Russo, a contrasto, sta attraversando durante i fatti del primo volume della Saga della Sposa un periodo di turbolenti riforme: gli Orchadev sono serf affrancati dall’editto di emancipazione del 1861, ma rispetto a temi quali uguaglianza sociale e riconoscimento dei diritti, quasi nulla è cambiato. E anche il nostro Ivan, senza l’aiuto e l’appoggio dei Kuragin, pur con tutte le avversità del caso, non avrebbe mai potuto realisticamente aspirare alla mano di Ann.

Sempre in quegli anni, iniziano a essere ammesse le prime donne all’Università di San Pietroburgo, ovviamente molto meritevoli e ancor più ovviamente benissimo titolate. Questo non impedirà ad una delle nostre giovani corrispondenti, che avrebbe il merito ma non il censo, di provare a sostenere il numerus clausus, il fatidico esame d’ingresso…

Quanto al Principe, il nome del personaggio è nato casualmente, o piuttosto, alla nascita del nostro universo narrativo si è presentato un tizio biondo e riccioluto che ci ha prontamente informate di chiamarsi Aleksandr Nikolaevich, Principe Kuragin… noi pensiamo intendesse omaggiare Tolstoj e siamo state ben contente di esaudirlo.

Raccontateci un po’ come siete riuscite a spaziare tra epoche e soprattutto paesi così diversi, dalla Svezia alla Russia, fino al selvaggio West!

Hanno fatto tutto loro (i personaggi), obbligando noi (le autrici) a seguirli precipitosamente, informandoci via via di fatti, usi, costumi e generalità delle più remote lande in cui, di volta in volta, decidevano di spingersi. Compresi mezzi di spostamento, durate dei viaggi, costi dei biglietti. Credo che il pomeriggio passato sull’unico dizionario russo-calmucco disponibile online (edito nel 1912) per capire come, esattamente, si appellasero i capocarovana calmucchi da cui Ivan discende rimarrà nella nostra memoria a lungo.

Nel primo volume l’asse Russia-Svezia domina le vicende, con moderate incursioni dalla Scozia e ampi retroscena calmucchi. Nel secondo volume ci spostiamo nella selvaggia Ungheria e fra le Dolomiti del Tirolo (che oggi è Trentino, ma allora era saldamente austro-ungarico), nel terzo finalmente si solcano gli oceani, perché certe situazioni personali e familiari richiedono che le miglia da mettere fra una vecchia vita e una nuova siano parecchie. Nell’ultimo volume, ringkomposition, si torna in Svezia e in Russia, con una lontanissima eco da colonie britanniche remote.

Per scrivere “Il Prezzo della Sposa”, che ricordiamo è solo il primo volume di una saga (La Saga della Sposa), vi siete servite di testimonianze particolari, come documenti scritti, documentari e immagini etc.?

Per la parte storiografica di questo romanzo, ci siamo scontrate principalmente con due problematiche non indifferenti: una conoscenza non ottimale della lingua russa e la difficoltà nel reperire informazioni sulla vita quotidiana sia in Svezia sia in Russia.

Per quanto riguarda la servitù della gleba, è stata fondamentale la lettura del memoriale (versione inglese, condotta sulla traduzione in francese dell’originale) di Savva Dmitrievich Purlevskii, un serf che divenne prima mercante per conto del proprietario della tenuta e poi addirittura suo amministratore, ma che dovette fuggire in seguito a un banale fraintendimento, che avrebbe tuttavia potuto portarlo alla rovina, mancandogli quasi del tutto tutele legali. Siamo entrambe appassionate di letteratura russa e quindi abbiamo preso spunto dai grandi classici (che sono spesso e volentieri citati anche nel romanzo) per le ambientazioni.

La Svezia è stata una sfida. Abbiamo vagato per Gamla Stan con Google Maps, abbiamo conosciuto ristoranti, alberghi, strade e palazzi che erano già lì all’epoca dei fatti. E abbiamo letto Strindberg, che mostra una Svezia proprio come quella in cui si muovono i nostri personaggi, sull’orlo di un cambiamento ma non ancora pronta per varcare il confine. Del resto il mondo svedese, dalla piccola libertà del XVIII secolo, visse un drastico regresso puritano nel secolo successivo e, come sempre accade in questi casi, le coscienze tendono ad opporre resistenza.

Le testimonianze iconografiche, dipinti e in special modo foto d’epoca, sono utili soprattutto per capire le abitudini comuni, i vezzi, i dettagli di un mondo che noi ricostruiamo a posteriori e invece, per i nostri personaggi, è scontato e noto. Nonché per descrivere con più esattezza i luoghi ed evocare le atmosfere. Inoltre i Romanov, per nostra grande fortuna, erano maniaci della fotografia, e dai mille e più ritratti pubblici, foto di gruppo e scatti en famille è stato possibile immaginare con un certo grado di realismo quale fosse la vita quotidiana di una famiglia dell’alta nobiltà russa.

Infine, proprio perché stiamo parlando di una saga… avete già qualche curiosità da svelarci sul prossimo capitolo?

Anzitutto che sarà pubblicato a marzo e si intitolerà L’Onore della Sposa; per tanti motivi, è diverso dal primo volume. E’ un romanzo di transizione, in cui si chiudono alcune linee narrative e se ne aprono di nuove, per introdurre le vicende successive.

Innanzitutto manca una coppia di protagonisti veri e propri, come erano Ann e Ivan. Le storie che raccontiamo nel secondo volume sono più leggere, più ordinarie, e, per scelta, abbiamo dato più spazio alla polifonia, alla crescita e all’intreccio delle vicende.

L’Amore, con un certo grado di realismo, è il vero protagonista, nelle sue varie e diverse forme, non tutte necessariamente positive, compreso il fatto che le persone, in conseguenza degli eventi della loro vita, cambiano. E che siamo pur sempre in romanzo epistolare, per cui lo stesso personaggio, visto da occhi differenti, da punti e prospettive diverse della rete di relazioni, può risultare irriconoscibile.

Noi vi ringraziamo per averci concesso il vostro tempo ed aver risposto alle nostre domande!


Grazie alle autrici per la disponibilità che hanno avuto nei nostri confronti. Ora vi lasciamo tutti i dati relativi al libro, noi non abbiamo ancora avuto l’occasione di leggere il libro per intero ma speriamo di farlo al più presto!

SINOSSIPREZZO SPOSA

Nel 1870 i destini di tre famiglie s’incrociano in una tenuta non lontana da San Pietroburgo. La giovanissima Ann di Salmis, nobile svedese e provetta scacchista, stringe un’amicizia indesiderabile con il calmucco Ivan Orchadev, figlio ventenne di una famiglia di mezzadri dei Principi Kuragin.

In una narrazione epistolare corale, che esplora la polifonia dei carteggi privati fra vari membri delle tre famiglie protagoniste e di altre disseminate per l’Europa, la storia di Ann e Ivan, una partita a scacchi dopo l’altra, si dipana negli anni, affrontando gli ostacoli delle differenze di censo e della disapprovazione familiare e sociale.
Il Prezzo della Sposa è il primo volume della Saga della Sposa, una serie di romanzi epistolari a narrazione corale che accompagnano i numerosi personaggi, nella loro evoluzione personale e familiare, per tutta la seconda metà del XIX secolo, fra i fasti dell’Impero Russo, la notte artica di Svezia, le danze sfrenate della Puzsta, passando per la perfida Albione, fino al selvaggio West.

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ESTRATTO

“Non so bene cosa ci fosse nel suo sguardo. Era serio. Era determinato. Non li ho gli aggettivi giusti. Ma insomma, a guardare lui, che mi guardava come se esistessi solo io, mi dimenticai degli altri e pure lui, credo, se ne dimenticò, perché quando tornammo alla scacchiera, eravamo proprio soli nella stanza e si era fatto davvero il momento di giocare.

Mi ricordavo lo Staunton, i consigli di Maman, tutte le mie partite. E mi ricordavo benissimo come volevo aprire.

E però ho perso, Lise. Ho proprio perso. Nemmeno di misura.

L’apertura era da manuale, un ingranaggio ben oliato che ci portò senza scosse al mediogioco, in una situazione di sostanziale stallo.

Rivedevo qualcosa del mio antico avversario: qualche consuetudine, qualche vezzo, ma era completamente un altro giocatore, di tutto un altro calibro, con una linea di pensiero non banale, una strategia varia, una meravigliosa capacità di valutare la situazione, adattarsi, sperimentare, giocare.

Ci guardavamo spesso e io non potevo fare a meno di sorridere, con lo stesso sorriso sorpreso di Maman, perché, Lise, era una delle partite più straordinariamente divertenti della mia vita.”

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