Classici

RECENSIONE: “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Titolo: Il Gattopardo
Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Editore: L’edizione che vedete in foto la potete trovare ormai solo in qualche bancarella dell’usato, per cui vi consiglio quella Feltrinelli, che è a buon prezzo e ben curata!
Pagine: 304
Anno: 2013
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Il Gattopardo (Special Edition) (3 Dvd) (Film)
VOTO: 4/5
4stelle

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Ogni volta che penso a questo romanzo, mi vengono in mente due cose: la passione viscerale per Il Gattopardo della mia prof. di italiano al ginnasio, e Alain Delon, che, nel film omonimo, recita la famosa frase: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Il Gattopardo è quindi un libro che fa riaffiorare in me vecchi ricordi di scuola, e che rimane indissolubilmente legato a quel bel periodo, in cui, certo, avevo parecchio da studiare, ma mi divertivo anche molto. Perciò, vi avverto subito, il mio giudizio non potrà essere del tutto imparziale.

La prima edizione di quest’opera risale al 1958, un anno dopo la morte del suo autore, ma il romanzo è ambientato nella Sicilia a cavallo tra Ottocento e Novecento, nel periodo cioè del Risorgimento italiano e delle lotte per l’indipendenza e l’unificazione del nostro Paese.

Tomasi di Lampedusa, nobile siciliano doc e per questo profondo conoscitore della storia del suo territorio, ci porta a scoprire e analizzare, con incredibile acume, tutte le trasformazioni politiche e sociali legate a quel preciso momento storico e a quel preciso territorio.

Protagonista indiscusso del libro è il nobile Principe di Salina, che, come un po’ tutta la classe aristocratica dell’epoca, cerca di minimizzare gli eventi e quello che sarà il declino inesorabile della sua classe, preferendo continuare a condurre la sua vita come se nulla fosse. I suoi pensieri sul presente, il passato e il futuro sono sempre un miscuglio indefinito di fatalismo e di malinconia. Non a caso la sua frase più celebre è quella che spiega il titolo dell’opera e in cui si ravvisano entrambi i concetti sopradetti: “Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”.

Nel Gattopardo ci sono poche scene ambientate in esterno; molte invece prediligono gli interni del palazzo dei Salina, sontuosamente arredati,  dove il Principe, ormai di mezz’età, discute con il giovane nipote Tancredi (l’Alain Delon di cui vi ho accennato prima), facendo emergere molti spunti di riflessione sulle cause e conseguenze del Risorgimento, sul suo impatto storico e più in generale sul concetto stesso di Storia. In questi dialoghi due generazioni si mettono a confronto, con i loro dubbi da una parte e le loro ferree convinzioni e ideologie dall’altra. La Sicilia sta cambiando, e insieme a lei tutta l’Italia, ma siamo sicuri che questo cambiamento porti effettivamente a un miglioramento della vita e delle condizioni generali? Non sarà invece solo un momento di confusione e agitazione, che poi riporterà tutto alla situazione primitiva? I Siciliani non sapranno forse adattarsi perfettamente anche a questo, come hanno saputo fare da sempre, fin dai tempi dell’invasione araba?

Non pochi dell’opera hanno criticato, già all’epoca in cui uscì, lo stile un po’ ridondante e la mancanza di una vera e propria trama. Per questo e per altri motivi il libro fu rifiutato da più di una casa editrice, e il suo autore non riuscì ad apprezzarne il successo, che arrivò solo dopo la sua morte, con la pubblicazione e l’assegnazione del Premio Strega nel 1959. A mio avviso non si tratta affatto di un libro noioso, ma bensì affascinante, a tratti commuovente e, come già sottolineato, intensamente malinconico. Non mancano poi storie d’amore, più o meno fortunate, come quella tra Tancredi e la bellissima Angelica, e personaggi ben delineati e a cui ci si affeziona, sebbene siano di minore importanza.

Tomasi di Lampedusa ha uno stile inconfondibile, che certo può rimanere ostico a chi non è abituato a riflettere su temi storici del passato o a chi non conosce almeno in parte i fatti da lui trattati. A volte per questo è un errore mettere un libro del genere in mano ai ragazzi del liceo, perché essi non hanno le basi culturali per leggerlo e comprenderlo, e spesso non vengono opportunamente accompagnati in questo percorso. Penso invece che sia un’opera molto importante e quasi imprescindibile per conoscere meglio e guardare con occhi critici un periodo che fa parte della storia del nostro Paese.

E dopo aver letto il libro, fate come ci fece fare la prof. al liceo: guardatevi il magistrale capolavoro di Luchino Visconti, datato 1963, con Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon. Una particina l’ebbe pure un giovanissimo e tenerissimo Terence Hill!!

Cat.

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