Narrativa straniera

RECENSIONE: “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman

Titolo: L’amico ritrovato
Autore: Fred Uhlman
Editore: Feltrinelli
Pagine: 93
Anno: 2004
LINK D’ACQUISTO AMAZON: L’amico ritrovato
Voto: 5/5
5stelle

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La prima pubblicazione de L’amico ritrovato, che consegnò il successo nelle mani del suo autore, risale al 1971, e nel 1989 ne fu tratto un omonimo adattamento cinematografico. Sorprende non poco scoprire che questo conciso e diretto romanzo sia stato scritto da un tedesco. Il tema principale, infatti, è piuttosto ostico per qualsiasi nato in Germania, e tocca nel vivo una delle pagine più buie della storia moderna: la Seconda Guerra Mondiale e lo sterminio degli Ebrei.

Ma non è solo questo che sorprende il lettore: la scelta narrativa di Fred Ulhman colpisce ancor di più, perché il punto di partenza per l’approfondimento di questo preciso momento storico è l’amicizia tra due adolescenti, e non due adolescenti qualsiasi, ma un ebreo e un tedesco. Una scelta che non possiamo non definire audace.

Attraverso gli occhi di Hans e Konradin (e in particolare attraverso quelli del narratore Hans, il ragazzo ebreo), leggiamo l’insorgere di un’amicizia profonda, che scaturisce dal cuore e per questo non pone attenzione alle differenze, finché non vi è costretta dal folle andamento storico che tutti conosciamo.

I due giovani sedicenni frequentano lo stesso prestigioso istituto, il Karl Alexander Gymnasium di Stoccarda, e nonostante le iniziali reticenze, ben presto Konradin capisce che quella pazza voglia di mettersi in mostra di Hans, soprattutto durante le ore di ginnastica, non ha loschi secondi fini: il figlio del medico non vuole favori da lui o dalla sua posizione sociale aristocratica: vuole semplicemente essergli amico.

Hans e Konradin cominciano così a chiacchierare, scoprendo di essere entrambi figli unici, di avere gli stessi interessi, di amare gli stessi giochi e di detestare la solitudine. Le visite di Konradin da Hans diventano molto frequenti, mentre il ragazzo ebreo va dall’amico solo una volta, e quando i genitori non sono presenti. La ragione di quest’assenza sta tristemente nel fatto che la ricca madre di Konradin odia gli ebrei, e il marito conte ne è talmente innamorato da non osare contraddirla.

Da questo apparentemente futile episodio, i due amici cominceranno ad allontanarsi, fino al fatidico 3 giugno 1933, quando Hitler prenderà il potere e il fatto segnerà un terribile spartiacque per la sorte di tutti gli ebrei della Germania e non solo. Passeranno molti anni e poi qualcosa di assolutamente inaspettato accadrà.

Il titolo originale del romanzo (ReunionRicongiungimento) è come spesso accade molto lontano dalla traduzione italiana, ma prezioso indizio del finale: un ricongiungimento fra i due amici avverrà. L’amicizia che Hans credeva morta e sepolta nella cenere degli estremismi ideologici tornerà ad essere più forte di prima, superando ogni limite possibile.

Il romanzo è un concentrato di emozioni e scelte coraggiose, si legge d’un fiato data la brevità e la scioltezza con cui è scritto. Frasi brevi ed incisive plasmano una storia che non ha nulla d’inventato. Indimenticabile la descrizione del primo incontro tra Hans e Konradin, il giorno in cui il tanto atteso figlio del conte giunse in classe al Karl Gymnasium, e tutti, Hans compreso, cominciarono ad ammirarlo, rimanendo incantati dai pantaloni di ottimo taglio e dal vestito costoso. “Il ragazzo che ci stava davanti era diverso” ci confessa l’Hans adulto in questa specie di intimo diario che è il magnifico romanzo di Uhlman. Ovviamente con “diverso” egli intende “ricco”, superiore per condizione sociale e disponibilità economiche, ma la diversità è un concetto intrinseco al romanzo, lo si respira in ogni pagina, perché è un tema su cui gli estremismi hanno sempre fatto leva, fin dai tempi più remoti, per ottenere consensi e raggiungere i propri scopi. Solo la pura amicizia può rendere la vista all’uomo accecato dalle ideologie.

L’amico ritrovato non è quindi solo una storia che fa riflettere sui veri valori, sull’amicizia pura e sincera, e sulla follia delle ideologie naziste, ma anche sulle piccole-grandi follie dei nostri giorni, di noi contemporanei che follemente pensiamo che quegli eventi non possano più accadere solo perché sono già avvenuti.

Cat.

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