Titolo: Due mesi dopo
Autore: Agatha Christie
Editore: Oscar Mondadori
Pagine: 214
Anno: 1991
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Voto: 5/5
Indiscussa regina del giallo, Agatha Christie, a partire dagli anni ’20 del Novecento, ha scritto decine e decine di romanzi, alcuni decisamente appassionanti, altri più prevedibili e meno avvincenti. Curiosi di scoprire a quale categoria appartenga Due mesi dopo, la mia ultima lettura? Decisamente (e per fortuna) alla prima!
Devo ammetterlo: non sono molti i romanzi della Christie che ho letto finora, ma questo mi ha favorevolmente colpito per la sua trama intrigante, per il modo piacevolmente ironico in cui la scrittrice delinea il rapporto tra l’investigatore Poirot e il suo aiutante Hastings, il quale compare qui per l’ultima volta prima del conclusivo romanzo Sipario, e per la scelta di restringere il campo dei potenziali assassini a meno di dieci. Con questo non voglio certo dire che sia immediato capire chi abbia ucciso la settantenne Emily Arundell. Non fatevi ingannare da chi dice il contrario. La Christie dissemina qua e là dei piccoli indizi, che però sono contradditori e non ci aiutano un granché, ma se ci pensate bene il bello di un giallo è proprio questo: rimanere attanagliati dalla suspense fino alla fine!
Tutta la storia, che si snoda in poco più di 200 pagine, poiché è risaputo che un giallo per essere godibile non deve essere troppo lungo, ha come protagonisti alcuni domestici e i componenti della famiglia Arundell: la sfortunata Emily, che prima di morire per quella che sembra una degenerata malattia al fegato, fa un sospetto capitombolo dalle scale, e i suoi nipoti con rispettivi consorti, ove presenti: Theresa e il fidanzato Rex, lo scapolo Charles, Bella e il marito di origine greca, il dottor Tanios.
La miccia che innesca l’attività investigativa del belga Poirot è una lettera firmata proprio da Emily Arundell, che gli chiede disperatamente aiuto e che però risale a ben due mesi prima. Recatosi subito sul luogo in cui Emily viveva, nella villa di Littlegreen House, Poirot scoprirà che la signora è morta, ma che prima di morire ha cambiato testamento, trasferendo l’eredità dei suoi beni dai parenti alla dama di compagnia Wilhelmina Lawson.
La Christie tiene bene le redini del romanzo, senza salti logici o altri espedienti che possano confondere il lettore, il quale comunque non può fare a meno di identificarsi nel maldestro Hastings, provando a cercare soluzioni, che risultano prontamente sconfessate. Solo la consueta riunione finale di tutti i personaggi e il monologo entusiasmante di Poirot porterà alla verità.
Nell’avvincente romanzo della Christie si riflettono inoltre alcuni degli interessi più cari alla scrittrice: i cani (essenziale infatti il ruolo giocato dal piccolo Bob, l’astuto cane della defunta), le case di campagna, lo spiritismo (verso il quale la Christie era scettica, ma non del tutto incredula) e i veleni (per i quali aveva grandissima esperienza grazie al lavoro in ospedale svolto durante il primo conflitto mondiale).
Un romanzo quindi da non perdere per tutti gli amanti della signora del giallo e del genere che l’ha resa famosa, o per chi desidera fare un regalo a qualche amante della lettura e andare sul sicuro!
Cat.
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