Indiscussa regina del giallo, Agatha Christie, a partire dagli anni ’20 del Novecento, ha scritto decine e decine di romanzi, alcuni decisamente appassionanti, altri più prevedibili e meno avvincenti. Curiosi di scoprire a quale categoria appartenga Due mesi dopo, la mia ultima lettura? Decisamente (e per fortuna) alla prima!
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RECENSIONE: “Dombey e figlio” di Charles Dickens
Dombey e figlio viene, in pieno stile dickensiano (e non solo), pubblicato a puntate tra il 1846 e il 1848. Tale caratteristica fa subito intuire al lettore il motivo di certi finali di capitolo accattivanti e ricchi di mistero, o di certi colpi di scena posizionati quando meno te li aspetti. Il vecchio Charles sa come tenere il proprio lettore incollato alla pagina, non c’è che dire. Per essere un romanzo dell’Ottocento, la scrittura è nel complesso scorrevole e godibile; alcune scene sono forse un po’ stucchevoli per noi moderni, ma vanno sempre circoscritte al periodo in cui furono messe su carta.
RECENSIONE: “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro
Incuriosita dallo stile dell’autore di Quel che resta del giorno (e prima ancora dal bellissimo film omonimo), acquisto Non lasciarmi, carica di aspettative. Il romanzo è straziante e doloroso. L’autore, Premio Nobel nel 2017, mette in scena il dramma distopico di tre giovani (Kathy, Ruth e Tommy) cresciuti da un gruppo di attenti tutori nel college di Hailsham, nell’Inghilterra dei primi del Novecento. L’elemento distopico, che si apprende non immediatamente, ma a lettura già inoltrata, sta nel fatto che gli abitanti di Hailsham non siano ragazzi normali, ma automi, creati appositamente per salvare, a tempo debito, con la donazione dei propri organi, la vita di chi vive nel “mondo esterno”.
RECENSIONE: “La madre che mi manca” di J.C. Oates
Il lettore, attraverso la ricca prosa della Oates, segue l’elaborazione drammatica ma realistica di un lutto, che diventa motivo di “rinascita”. Passo dopo passo assiste alla crescita di una donna, che all’inizio appare antipatica e supponente, ma che alla fine si dimostra essere sensibile e sincera, anche se irrimediabilmente addolorata per qual rapporto mal gestito con la madre e inevitabilmente oppressa da quell’attuale forte senso di mancanza.
RECENSIONE: “Furore” di John Steinbeck
Passare dalle appena cinquanta/cento pagine dei romanzi brevi alle oltre seicento del mastodontico Furore voleva dire mettere ulteriormente alla prova la penna di Steinbeck, penna che come dicevo si è rivelata all’altezza delle molte lusinghe nel tempo ricevute. Cos’è dunque che ha attirato ed attira così tanto il lettore?? Beh, sicuramente il fatto che si tratti di una storia familiare: The Grapes of Wrath (così recita infatti l’intraducibile titolo originale) narra le vicissitudini di una famiglia americana, i Joad, costretta per miseria ad abbandonare la propria terra per cercare fortuna in quello che tutti considerano il paese della cuccagna: la California.
RECENSIONE: “La principessa di ghiaccio” di Camilla Läckberg
Camilla Läckberg è cresciuta in un piccolo paese sulla costa occidentale della Svezia, Fjällbacka, dove inevitabilmente ha anche cominciato ad ambientare i suoi romanzi, come questa fortunata serie di gialli, che si inserisce appieno nella tradizione della letteratura nordica moderna. Gli ingredienti ci sono tutti: una calcolata e non eccessiva dose di suspense, buona attenzione alla psicologia, indizi apparentemente certi e prontamente sconfessati, e una produttiva alleanza lavorativa (e non solo) tra la protagonista Erica e il poliziotto Patrick, che la aiuterà ad indagare sulla misteriosa morte dell’amica d’infanzia di lei, Alexandra, trovata esanime in una vasca di ghiaccio, da cui il titolo del libro.
RECENSIONE: “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman
La prima pubblicazione de L’amico ritrovato, che consegnò il successo nelle mani del suo autore, risale al 1971, e nel 1989 ne fu tratto un omonimo adattamento cinematografico. Sorprende non poco scoprire che questo conciso e diretto romanzo sia stato scritto da un tedesco. Il tema principale, infatti, è piuttosto ostico per qualsiasi nato in Germania, e tocca nel vivo una delle pagine più buie della storia moderna: la Seconda Guerra Mondiale e lo sterminio degli Ebrei.
RECENSIONE: “Dottor Niù” di Stefano Benni
Seguo questo scrittore da quando ricevetti in regalo una delle sue prime opere famose, Saltatempo; rimasi affascinata dal suo modo di scrivere e far sognare il lettore, facendogli dimenticare il mondo circostante. Quando si legge Benni, si è infatti completamente immersi nel suo universo e non si percepisce altro: è fantastico. Si sorride con umorismo, si ride di gusto e ci si commuove, perché Benni è capace di convogliare nella sua scrittura fluida e scorrevole due vene, quella dolce e poetica e quella irriverente, quasi satirica. Il mix crea romanzi e racconti dal gusto originalissimo, che sembrano semplici, ma che invece prevedono un’alta attenzione alla scelta dei vocaboli e al ritmo della narrazione.
RECENSIONE: “Il malinteso” di Irène Némirovsky
Dopo aver letto il famosissimo e incompiuto Suite francese e aver visto il relativo film, decido di inoltrarmi alla scoperta delle origini di questo grande talento letterario che è Irène Némirovski. Perciò, tra i tanti libri scritti dall’autrice, scelgo Il malinteso, che ha una trama apparentemente semplice, ma molto accattivante.
RECENSIONE: “Dentro l’acqua” di Paula Hawkins
Beckford è apparentemente una cittadina tranquilla. Il fiume che la lambisce crea un perfetto locus amoenus, degno delle migliori fiabe dei Grimm. Per un occhio esterno Beckford non ha difetti, ma chi vi vive conosce i segreti che il fondo del fiume nasconde...